Così Julian Cope, in Krautrocksampler, scrive a proposito di Affenstunde dei Popol Vuh: "È il 1970, siamo in anticipo sui tempi, ma Florian Fricke più che essere avanti era fuori dal tempo: cioè, dietro l'aspetto da avanguardista c'era un Visionario da cuore tradizionalista".
Affenstunde (“L’ora delle scimmia”) – opera prima dei leggendari Popol Vuh pubblicato nel 1970 dalla Liberty - è un disco “storico” nell’evoluzione della musica elettronica. Fu il primo album in cui venne utilizzato il sintetizzatore Moog (per la precisione il Mood III Modular Synth) in modo artistico e creativo (due anni prima, nel 1968, Wendy Carlos lo aveva usato nel famoso Switched On Bach dove aveva adattato con il sintetizzatore e reso “popolari” per il grande pubblico alcune delle arie più note di J.S.Bach).
Gli intenti di Florian Fricke (1944-2001), guru indiscusso dei Popol Vuh (il nome deriva dal sacro libro della tribù Maya dei Quiché che ispirerà curiosamente anche il nome un ottimo gruppo prog norvegese che, per quest motivo, cambiò nome in Popol Ace), sono invece più profondi e mistici. Interessato alle religioni, Fricke studia i libri sacri e ricerca le verità esoteriche di tutte le dottrine giungendo a una sorta di sincretismo culturale. Questo background filosofico e spirituale si traduce in una concezione musicale misticheggiante: vuole creare con la musica uno stato di catarsi rendendo interiore ciò che esteriore.
La prima parte della suite "Ich Mache Einenem Speigel" ("Dream Part 4"), introdotta da canti di uccelli e dal rumore di un sasso gettato in uno stagno, è caratterizzata da oscure pulsazioni elettroniche minimali che evocano uno stato che ci riporta all'origine del Cosmo. Nella successiva “Dream Part 5” le percussioni di Holger Trulzsch, con Frank Fiedler (al synth) uno degli altri membri dei Popol Vuh in questo lavoro, continuano a condurco in un "viaggio" al di là del tempo e dello spazio". “Dream Part 49” è invece quieta e Cosmica e trasporta la mente in sperduti monasteri tibetani.
La title-track “Affenstunde” inizia ancora con percussioni tribali e effetti elettronici finché voci ultraterrene lasciano spazio al Moog di Florian Fricke: a questo punto sull’ascoltatore si schiude il Velo di Maya mostrando la realtà nella sua essenza liberando i vostri demoni personali e mettendovi in relazione con il vostro Dio personale. Siamo dalle parti di un puro misticismo elettronico che surclassa tutta la new age successiva.
L’intensità e la trascendenza di questa musica non sono state probabilmente raggiunte da nessuno in seguito. Il successivo In Den Garten Pharaos”(1971) sarà un altro grande classico mistico ed esoterico che confermerà il genio di Florian Fricke.
Tuttavia il fascino senza tempo di Affenstunde – da alcuni ritenuto ingiustamente un album acerbo – rimane immutato. Si tratta di un diamante grezzo che continua a diffondere la sua luce trascendente ancora oggi. Un album per visionari e viaggiatori Cosmici.
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