La carovana mistica dei Popol Vuh di Florian Fricke fra il 1970 e il 1975 ha creato autentici capolavori: dischi come “In Den Garten Pharaos” e “Hosianna Mantra” sono gemme fulgide che hanno dato lustro all’avanguardia europea. Dopo aver abiurato l’elettronica e aver venduto il proprio Moog a Klaus Schulze Fricke, con “Hosianna Mantra”, abbracciò la purezza incontaminata degli strumenti acustici. Ispirati dalle religioni – il nome Popol Vuh deriva dal sacro libro dei Maya Quiqué – i Popol Vuh hanno operato una sintesi fra le diverse dottrine religiose cercando di far emergere i punti in comune fra di esse. I loro lunghi e monotoni brani miravano a instaurare nell’ascoltatore una stato di estasi e maggiore consapevolezza. Nella musica dei Popol Vuh Oriente e Occidente si fondono in un mirabile connubio mistico e metafisico mai più superato. Fricke aveva “la visione delle cose” e cercava di allargare la coscienza del sé facendo diventare interiore ciò che era esteriore. Dopo l’ottimo “Seligpreisung” (1973) il successivo “Einsiäger Und Siebenjäger”(1974) chiude il periodo d’oro e rappresenta l’ultimo capolavoro dei Popol Vuh anche se poi il gruppo proseguirà con grande impegno e dedizione pubblicando sempre dischi dignitosi e degni di nota come “Nosferatu”, “Letze Tage letze Nachte” e “Die Nacht Der Seele”.
“Einsiäger Und Siebenjäger” è il disco più psichedelico e progressive dei Popol Vuh ed è stato composto in pratica dal solo Fricke con l’aiuto del chitarrista Daniel Fichelscher già batterista e chitarrista con gli Amon Duul II. Al disco partecipano anche Olaf Kubler al flauto e la cantante coreana Djong Jun che già aveva contributo a far risplendere, con la sua voce, “Hosianna Mantra”. I testi sono tratti da”Salmi di Re Salomone”a conferma dell’ispirazione continua di Fricke per i testi sacri. La prima facciata è composta da 5 brevi tracce, piccoli gioielli avvolti da un’aura sacra. L’iniziale “Kleiner Krieger” ci avvolge con i suoni psichedelici e stratificati della chitarra di Fichelscher. La successiva “King Minos” è jazzata, con la chitarra a disegnare ricami cristallini sulle note del pianoforte. “Morgengruss” è sempre caratterizzata dalle chitarre: indubbiamente Fichelscher ha dato un grande apporto in questo disco. La successiva “Wurfelspiel” è un tenue quadro psichedelico dai chiari sapori westcoastiani che rimandano a Grateful Dead e Quicksilver Messenger Service mentre l’eterea “Gutes Land” è un rifacimento personale dell’Agnus Dei”. Nella title-track fa finalmente la sua comparsa Djong Jun. L’inizio è pacato e mistico, con i suoni mistici del pianoforte di Fricke in evidenza su cui si staglia la voce della coreana mentre la mente e lo spirito tornano al capolavoro “Hosianna Mantra”. Poi le sonorità diventano di una raffinatezza irreale e commovente: le note del pianoforte ci trasportano in un’altra dimensione mentre la chitarra elettrica inizia a disegnare i suoi ricami psichedelici westcoastiani. La musica è caratterizzata da un’ispirazione felicissima e prosegue in modo frastagliato con grandi improvvisazioni strumentali avvicinando la musica del gruppo al progressive e alla psichedelia. Fricke è in stato di grazia e si avverte un respiro epico e religioso. Poi l’atmosfera torna mistica con la voce della Yun accompagnata dal pianoforte e dalla chitarra che chiude in maniera paradisiaca questa traccia.
“Einsiäger Und Siebenjäger” è uno dei migliori Popol Vuh di sempre e non dovrebbe mancare in nessuna collezione. Discone epocale a testimonianza di un periodo di creatività irripetibile in cui la musica era qualcosa di profondo e non superficiale.
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