"Hosianna Mantra"fu un inno mistico intriso di purezza "cosmica" che univa mirabilmente religiosità cristiana e orientale e che risuonò all'epoca della sua uscita nelle menti di tutti gli "iniziati" : Fricke aveva deciso di abiurare tutti gli strumenti elettronici e compose quello che rimane indiscutibilmente il suo capolavoro.Le suggestioni religiose e il percorso "spirituale" di Fricke sono probabilmente all'origine di questo ritorno alla "purezza" incontaminata degli strumenti acustici quali piano, clavicembalo , violino ed oboe che donò all'avanguardia dell'epoca una "perla" mantrica, una musica senza tempo e innovativa che, da qui in avanti, farà da spartiacque nella sua concezione musicale.
L'album è diviso in due "suite": "Hosianna Mantra"" e "Das V. Buch Mose".Si rivela preziosissimo il contributo della coreana Djong Yun : la sua mistica voce sembra provenire da dimensioni ultraterrene e contribuisce in maniera determinante alla magia del disco insieme al lavoro di cesello della chitarra di Conny Veit che impreziosisce con i suoi ricami psichedelici l'aura mistica che promana dai solchi.E' difficile descrivere le sensazioni guaritrici delle note di questa musica : sicuramente l'assenza della batteria contribuisce a "dilatare" il "suono" e a rendere l'ascolto un'esperienza catartica.
L'album si apre con le note romantiche e mitteleuropee del pianoforte di Fricke con "Ah!", il suono del piano si ripete poi ciclico e minimale accompagnato dalle note terapeutiche della Tamboura di Klaus Wiese e della chitarra di Conny Veit.In "Kyrie" fa la sua comparsa celestiale la voce di Djong Yun che recita testi sacri accompagnata come sempre dall'onnipresente piano : è un'esperienza trascendente che non ha paragoni con nessuna musica dell'epoca.La title-track "Hosianna Mantra" è una lunga cavalcata che inizia in modo quieto con la Tamboura di K.Wiese e prosegue con la voce in estasi di Djong Jun e la chitarra elettrica che dona spezie psichedeliche al contesto mistico generatosi, il suono dell'oboe e la voce salmodiante inni sacri portano la mente dell'ascoltatore in uno stato di concentrazione e preghiera da cui è difficile risvegliarsi.
Il lato B si apre con "Abschied", brano impreziosito da un oboe luminoso e prosegue con "Segnung" in cui la voce radiosa di Djoung Yun recita testi tratti dalla Bibbia : questo pezzo sembra registrato in un monastero sperduto, solo i Popol Vuh sapevano in preda a quali visioni di purezza e innocenza si erano immersi.Un'altra delle gemme di questo lavoro epocale è "Nich hoch im Himmel", questo brano mostra ancora il genio di Fricke alla composizione, l'atmosfera si rivela è fra le più intense e oscure di tutto l'album.
Alla fine dell'ascolto si è come storditi, è impossibile rimanere indifferenti se si riesce ad "entrare" nel misticismo panculturale di questo disco : è evidente che la sopraffina cultura musicale europea di Fricke è riuscita a coniugarsi a strutture "mantriche" orientali in un connubio perfetto che nessuno riuscirà più a ripetere in futuro a questi livelli.
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