I miei piedi camminavano pigramente da qualche parte, avvolti dal tepore leggero del sole del primo pomeriggio. Monaco era strana, con nessuno in giro, decisamente surreale. I piedi si fermarono di fronte ad un alto portale. Lo aprirono ed entrarono. L'odore di incenso arrivò subito al naso, mentre la testa si alzava a vedere dove finivano le pareti di questa altissima ed anonima chiesa gotica... parte grigie... sprazzi di luce... vetrate colorate... Mi sedetti ad osservare, e pian piano mi accorsi di una musica che cominciava a sentirsi tutto intorno, ma non era un organo. Era un pianoforte. La musica saliva e scendeva, saliva e scendeva, volava per tutta la chiesa... Scorsi il pianoforte e una figura di spalle. Mi alzai e mi avvicinai. La musica centellinava note, piccoli sbalzi di luce improvvisi... poche note e poi una cascata di note... e poi di nuovo poche note... e una cascata... e poi le mani si staccarono dai tasti. Io ero a pochi metri da quella strana figura coi capelli lunghi. Si girò verso di me. Un piccolo sorriso appena percettibile, gli occhi rilassati. Si rigirò...

"Suona della musica bellissima!"

"Mmmhhh."

"Perchè il piano?"

"Perchè può creare le stesse atmosfere dell'organo, ma più gradevoli per l'orecchio, e più rilassanti."

"Atmosfere da chiesa?"

"Non proprio. No. Atmosfere che descrivono quello che hai dentro e che devi imparare a conoscere. La tua spiritualità. Questo sì."

"Non le dicono niente se sta qui a suonare?"

"Pare di no."

"Beh, mi ha fatto piacere... ehm..."

"Florian."

"Sì, allora arrivederci."

Mi fece un cenno con la testa. Uscii dalla chiesa, sentendo una scia di note dietro di me. La gente fuori era di nuovo in giro.

Qualche tempo dopo mi capitò fra le mani "Hosianna Mantra" dei Popol Vuh. Appena lo stereo lo ha fatto partire ho avuto un fremito. Avevo lì qualcosa di molto importante a livello artistico: le intenzioni sono quelle di creare una sorta di opera di musica liturgica, ma in un girotondo di note di piano e chitarra (Florian Fricke e Conny Veit). Il tutto a formare vortici mistici che portano da qualche altra parte, in uno stato di lievitazione, di beatitudine... Più che le singole canzoni, va considerata l'intera opera: una celebrazione dell'anima, della gioia e della luce che fa vibrare la mente, galleggiando nella stasi e nella calma più assolute...

Non è un disco"facile", ma provarci non sarebbe male. Solo così si potrà capire l'ambiziosità di questo progetto, e la grandezza dei Popol Vuh e del Kraut Rock tutto, che con la sua fantasia e innovazione ha arricchito la musica in maniera incredibile.

Carico i commenti...  con calma