POPOL VUH
"Seligpreisung" - (Pdu - Die Kosmischen Kuriere) 1973
di Carmine Pescatore
Guardate il volto di Florian Fricke, compositore e voce dei Popol Vuh (copertine dei dischi, immagini su Internet, interviste su Youtube, ecc.), vedrete un ritratto tolto di peso dall'Ottocento tedesco che prende vita: viso lungo, fronte alta solcata da rughe, lunghi capelli biondi che cadono disordinatamente sulle tempie, occhi azzurri ascetici.
Non si tratta solo di una coincidenza, anch'egli, come i grandi artisti di quell'epoca ha composto musica che è il riverbero di un altro, migliore mondo e ha cantato la meraviglia di fronte ai messaggi del sacro.
Il suo è il viso di chi ha trovato ciò che non si può vedere ma solo intuire.
Si dice che Fricke, dopo essersi diplomato al Conservatorio di Monaco di Baviera, abbia dovuto rinunciare ad una promettente carriera di pianista classico per problemi alle articolazioni delle mani. Dopo aver lavorato come critico cinematografico e aver compiuto viaggi in Oriente ed in Sudamerica, decise di dare vita ad un progetto, cominciando un altro viaggio, stavolta musicale, da continente a continente dedicato alle religioni millenarie del mondo, dall'antico Egitto al paganesimo, dalla civiltà Maya Quichè (il cui libro sacro fornisce il nome dal gruppo) all'induismo, dalla Bibbia al Vangelo, sino al buddismo. Un percorso dove non entra nessun confusionario sincretismo New Age ma un prezioso e personale compendio del mondo del sacro.
Mi ha sempre fortemente colpito la capacità dei Popol Vuh di passare da un set di strumenti elettronici, allo schema classico di un gruppo rock con basso chitarra batteria e tastiere, per poi abbandonare il tutto e suonare solo strumenti acustici, oppure cantare brani interamente vocali come se fosse la cosa più semplice del mondo. Un impegno che ha davvero pochi paragoni.
Nel 1973 Fricke decise di comporre un disco ispirato al Vangelo, nello specifico a quello di Matteo, ed al discorso delle Beatitudini (detto anche "della montagna") di Cristo, una delle pagine più belle della letteratura sacra di ogni tempo, scegliendo come titoli per i brani sette frasi con quelle parole immortali.
Il disco è carico di sincera ispirazione; ogni brano possiede melodie e armonie trasparenti e delicate come il cristallo che nascono da un pianoforte, sorrette dal suono di un oboe struggente (di Robert Eliscu) e dagli interventi di chitarra elettrica e acustica (di Daniel Fichelscher e Conny Veit). L'accostamento degli strumenti è perfetto, verrebbe da dire che le note scelte sono le uniche a poter accompagnare quei testi cantati da Fricke con una voce accorata con toni da trance spirituale.
"Seligpreisung" fu un 33 giri quadrifonico, una tecnica di riproduzione del suono che utilizzava quattro distinti canali audio diffusi da altrettanti altoparlanti. Il disco possedeva nella sua versione in vinile una splendida foto interna che mostrava una quercia secolare che dava ombra ad un cerchio di bianchi sedili di pietra.
Non amo usare paragoni letterari per una recensione, perché sono spesso personali, non oggettivi, fuorvianti, ma in questo caso una eccezione credo sia giustificata o almeno perdonata, perché ascoltare "Seligpreisung" genera una tempesta di suggestioni.
Ci si accorge innanzitutto le canzoni di quest'opera sono dei moderni lied (appunto "canzone", in tedesco) e siamo tornati ancora una volta a 200 anni fa, laddove il Romanticismo (che non fu solo il trionfo del sinfonismo), unì musica e poesia: i lieder erano composizioni da camera con voce solista accompagnata dal pianoforte. Nessuna altra epoca ha mai conosciuto una fioritura liederistica così intensa con musicisti come Schubert, Schumann che musicavano testi di poeti come Heine, Goethe, Holderlin.
"La musica è la più romantica di tutte le arti, perché ha per oggetto l'infinito" scriveva E.T..A. Hoffmann (1776 - 1822), "tocca la misteriosa arpa, e traccia in questo oscuro mondo, ma con preciso ordine, precisi e oscuri segni magici, e le corde del nostro cuore risuonano, e noi comprendiamo la loro risonanza" aggiungeva Wilhelm Heinrich Wackenroder (1773-1798).
Questa affascinante concatenazione di influenze romantiche, pittura (pensiamo solo ai quadri di Caspar David Friedrich) e persino nello stile architettonico biedermaier, con case e mobili improntati alla semplicità. Questo disco, così profondamente tedesco, è saldato a quel pensiero (ed agli inni) del movimento pietista che proprio in quegli anni propugnava in Germania una dottrina ispirata al risveglio cristiano inteso come misticismo sentimentale, trasformazione interiore, una religiosità individuale, superando i dogmi.
Queste tematiche vengono confermate anche cinematograficamente in quanto i Popol Vuh hanno legato il loro nome all'attività del regista di Werner Herzog e anch'egli affascinato da quel periodo, componendo molte colonne sonore per i suoi film ("Aguirre", "Cuore di vetro" e "Nosferatu" fra le altre).
I brani di "Seligpreisung" sono delle autentiche perle . Il primo è "Selig sind, die da hungern. Selig sind, die da dursten, nach Gerechtigkeit Ja, sie sollen satt werden" (Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia perchè saranno saziati) è il brano più lungo del disco è sviluppa nel finale un suono rock, ma come un critico acuto scrisse, è il "rock della Foresta Nera", ricco di un senso crepuscolare la cui originalità è presente anche nell'uso delle percussioni che privilegiano l'uso dei piatti.
Con "Tanz der Chassidim" (Danza dei Chassidim) Si lascia la tradizione cristiana per toccare quella ebraica. Si tratta dell'unico brano strumentale del disco caratterizzato dall'incedere della chitarra a 12 corde e dai suoi incroci con quella elettrica. Il Chassidismo è una corrente dell'ebraismo (simile proprio al già citato pietismo cristiano), nata in Polonia intorno al Settecento che auspicava una via individuale per giungere a Dio. La musica e il ballo sono una parte fondamentale di questa dottrina ed infatti i Chassidim si riuniscono in grandi gruppi per danzare in cerchio in movimenti spettacolari fatti di velocità, scatti ed improvvise pause.
"Selig sind, die da hier weinen Ja, sie sollen spater lachen" (Beati gli afflitti perchè saranno consolati). Non si fa fatica ad immaginare Fricke che canta e suona il pianoforte con gli occhi chiusi per la concentrazione, cosa che faceva davvero e che viene testimoniata anche quando recita nel "Mistero di Kaspar Hauser" di Herzog. Il brano è commovente e possiede una lunga introduzione strumentale. La voce risuona arcana e ferma quasi la musica che poi si slancia in un finale quasi improntato al rock psichedelico.
"Selig sind, die da willig arm sind Ja, ihrer ist das Himmelreich" (Beati I poveri in spirito, perchè di essi è il Regno dei Cieli) presenta lo tesso schema esecutivo, mentre in "Selig sind, die da Leid klagen Ja, sie sollen getrostet werden" (Beati quelli che piangono, perchè saranno consolati) viene utilizzato un clavicembalo ed un vibrante Alleluia tra i mille giochi di luce delle chitarre. Poi giunge "Selig sind, die Sanftmutigen Ja, sie werden einst die Erde erben" (Beati i miti perchè erediteranno la Terra) che possiede melodie sostenute dagli arpeggi ostinati del piano melodie pure come l'acqua di un ruscello e il vento che passa su un prato. Nell'ascolto tornano alla mente le parole di Joseph von Eichendorff (1788-1857) nel romanzo "Vita di un perdigiorno": "Mi sentivo come fosse un'eterna domenica (...) presi il mio violino e cominciai a suonare e a cantare lungo la strada".
"Selig sind, die da reinen Herzens sind Ja, sie sollen Gott schauen" (Beati I puri di cuore perchè vedranno Dio) elegiaca e con accordi tridimensionali che sembrano offrire all'ascoltatore bagliori e ricordi dolcissimi. Torna in mente E.T.A. Hoffmann, scrittore e musicista "La loro umile musa insiste lungamente sugli stessi accordi e ardisce solo con lentezza di passare alle note più vicine; ma ogni cambiamento di accordo, anche il più piccolo, sconvolge con quel suo andare misterioso tutta la nostra anima. Musica sacra, anelito infinito".
Il disco si conclude con la risolutiva "Ja, sie sollen Gottes Kinder heiben Agnus Dei" (Perché saranno chiamati figli di Dio. Agnus Dei). Una voce liberatoria si staglia nel finale.
La musica era per i primi romantici tedeschi infinita nostalgia di una patria, di un mondo che si che si è perso e di desidera ardentemente ritrovare (Sehnsucht).
L'unione tra la musica e le parole di "Seligpreisung" è testimoniata da un percorso quasi esoterico: ogni frase di Cristo viene illustrata in musica: con l'enunciazione di una beatitudine il suono assume toni cupi e lascia spazio in seguito alla rivelazione del premio celeste che accende il brano. Verso il termine ogni brano sfuma con delicatezza, analogia con la consapevolezza che la luce lascia una traccia di sé al mondo ma torna da dove è venuta. La musica dei Popol Vuh ha insegnato, se ce ne fosse ancora bisogno, che non conta la velocità e il numero delle note che si suonano ma l'essenza, il significato e l'effetto che creano.
Questo ed altri dischi del gruppo, rispetto ad altri (pur straordinari) della musica dei "Corrieri Cosmici" tedeschi, hanno resistito al tempo. Infatti non ne hanno.
"Il musicista ascolta pienamente. Egli ascolta dal di dentro" scrisse Novalis. Altra anima del Romanticismo tedesco. La prematura scomparsa di Florian Fricke , a soli 57 anni, avvenuta per problemi cardiaci, nel 2001 a Monaco, è curiosamente analoga nelle circostanze e nello spirito, alla sua avvenuta nel 1801. Entrambi, a distanza di duecento anni, ci hanno lasciato dolcemente, nel sonno.
Ringrazio Enrico Bassi per avermi donato un raro disco di sonate mozartiane interpretato da Florian Fricke.
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