Il “sole lampadina” continua ad ardere dentro l’albero del porcospino illuminando l’evoluzione musicale del gruppo e il loro peculiare modo di rinnovarsi. Però lo “stupido sogno” di rinnovare il progressive con questo album si allontana ancora di più rispetto allo splendido album precedente.
Ormai il sogno è diventato “il raggiungimento della nostra essenza, a prescindere dal passato”. Il disco comincia con “Lightbulb Sun”, canzone introdotta dalla chitarra acustica di Wilson a cui si aggiungono gradualmente alcuni grappoli di note scaturite da un pianoforte. La voce di Wilson è calma e trasognata all’inizio per poi prendere maggiore vigore all’arrivo energico della chitarra elettrica del leader e della sessione ritmica formata da Colin Edwin, (al basso senza tasti) e Chris Maitland (alla batteria). Il brano si conclude con un bel solo di chitarra di Wilson, incorniciato dalla presenza discreta di Richard Barbieri all’organo Hammond, e una ripresa del tema iniziale che sfuma nelle risate lontane di alcuni bambini.
Il disco scorre con “How Is Your Life Today”: brano molto lento dominato da alcuni accordi di piano e dalla melodie vocali intrecciate di Wilson e Maitland. Dopo un inizio così lento l’album diviene più aggressivo con “Four Chords That Made A Million”, forte invettiva contro la furbizia di molti musicisti che riescono a vendere milioni di album riciclando le solite sequenza di “quattro accordi” . A prescindere dalla condivisione di tale invettiva, il brano in questione si macchia esattamente dello stesso “peccato” che rimprovera a certa musica “commerciale”; infatti è formato da una semplice sequenza di accordi, è arrangiato in maniera piuttosto accattivante ed è stato proposto come singolo verosimilmente per far uscire il gruppo dalla dimensione di nicchia in cui si trovava. Nonostante questo cortocircuito fra intenzioni e sostanza il brano è decisamente buono anche se non è riuscito a far conoscere di più il nome del gruppo.
“Shesmovedon” è il secondo singolo dell’album: il brano è un rock mide time piuttosto disteso durante le parti cantate, ma più duro e coinvolgente nelle parti strumentali. Bello l’uso del pedale wah wah e degli effetti di chitarra durante tutto il brano, e in particolare durante l’assolo finale, lungo e coinvolgente. Improvvisamente si inserisce l’inquietante “Last Chance To Evacuate Planet Earth Before It Is Recycled”. Questo brano è composto da due parti: la prima è “Winding Shot”, brano che risale all’estate del 1981. L’introduzione è affidata ad un banjo che ben presto lascia completo spazio a due chitarre acustiche e alla voce di Wilson. La seconda parte del brano è “Last Chance To Evacuate Planet Earth Before It Is Recycled”. Questa parte, di grande atmosfera, vede intersecarsi l’efficace sessione ritmica con le grandi atmosfere proposte da Barbieri ai sintetizzatori e al mellotron, e Wilson alla chitarra elettrica. In “The Rest Will Flow” emergono, per la prima volta nella storia del gruppo, gli strumenti ad arco dei “Minerva Quartet” e di Stuart Gordon e Nick Parry (violini, viole e violoncelli). Gli archi, arrangiati e prodotti da Dave Gregory, si intersecano perfettamente alle trame musicali della band rendendo il brano solare e brioso nel suo breve dispiegarsi.
L’atmosfera cambia di colpo con l’ipnotico e minaccioso giro di basso scritto da Edwin per il brano “Hate Song”. Il brano può essere considerato una mini suite di grande atmosfera in cui Barbieri e Wilson sfogano il loro grande talento, soprattutto nella parte finale del brano in cui i toni si fanno minacciosi e psichedelici. L’atmosfera improvvisamente diviene meno febbrile attraverso dei suoni bucolici come il canto degli uccelli e il campanello di una bicicletta lontana. Il brano in questione, “Where We Would Be”, è retto da una chitarra acustica e dal bel canto di Wilson: l’atmosfera viene interrotta solo da un fantastico assolo di chitarra elettrica pregno di gusto e feeling. Lentamente dalle tenebre emerge la visionaria “Russia On Ice”, capolavoro assoluto dell’album e compendio dell’enorme classe della band.
L’introduzione del brano è affidata ai sintetizzatori di Barbieri che ci portano letteralmente all’ interno di questa visione in principio liquida, quasi alcolica. La chitarra di Wilson dopo circa un minuto si inserisce per disegnare dapprima paesaggi lunari e desolati, intervallati da un minaccioso motivo, e poi raggiungere toni epici spinto dai “Minerva Quartet” e da tutta la band. Wilson canta: “Can’ t stop myself drinkingCan’ t stop to being meIf I call will you come and will you save me?”. D’improvviso riemerge il giro di basso di “Hate Song” che ci riporta nuovamente verso suoni dapprima febbrili e poi sempre più aggressivi psichedelici. Il brano termina con un suono lontano di campane e suoni semi subliminali di Barbieri. Lentamente emerge “Feel So Low”, brano delicato ed intimo che calma il cuore e i nervi dopo le visioni di “Russia On Ice”.
Ma l’amarezza continua purtroppo a circolare nelle vene:
“Christmas 1998 i tried to call i just couldn’ t wait and your message was out of date So I left voice on your machine But you did not respond OK OK OK you’ve won So you make me feel so lowso low” .
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