Pubblicato in serie limitata (ma stando ai negozianti, ancora reperibile), "Recordings" raccoglie canzoni registrate e mixate da Steven Wilson nel periodo 1998-2000, nel suo storico studio No Man's Land, in Galles. Non si tratta di materiale di scarto, non rientrato nella scaletta finale di "Lightbulb Sun" però, tutt'altro. E' musica superba, che in molti invidierebbero ai Porcupine Tree, se solo venuti in possesso di questa gustosa sorpresa ai fan, che scorre via canzone per canzone come fosse un album concepito come tale.
Le referenze sono sempre le stesse, per cui, per una volta, evito di citare in una recensione dei Porcupine Tree le (o forse LA) Bands a cui troppo spesso, a torto o a ragione, sono stati continuamente paragonati: farei un torto crudele ad una canzone come "Buying New Soul", che apre l'album, con un crescendo dolce e raffinato, che sfocia in un chorus pieno di intrecci vocali. Si prosegue con la spiazzante "Access Denied", in cui si riannusa, lasciatemelo dire, il pepe ai cancelli del mattino. "Cure for Optimism" sono 6 minuti nello spazio parallelo, attraversati in una navicella che dapprima insonorizzata, lascia passare piano piano qualche nota alla volta, fino al giungere di una, terrestre più che mai, chitarra acustica accompagnata dall'eco di un pianoforte. Magnifica anche questa, e dire che inizialmente era una B Side.
Qualcosa non quadra. Ancora e più dolcemente lievitante è l'incedere dei quasi 9 minuti di "Untitled", improvvisazione nata nello studio di registrazione e riprodotta fedelmente all'originale su questo album. Le tracce a seguire propongono ancora alti livelli di Progressive Rock, impreziositi da percussioni tribali, sintetizzatori, chitarre elettriche... un bel mix di idee perfettamente amalgamate, come ad esempio la strumentale "Ambulance Chasing" o gli extra-ordinari ed epici 14 minuti di "Even Less", mai edita precedentemente in versione integrale, dove Steven Wilson magnifica tutte le sue esperienze pregresse racchiudendole in un solo unico viaggio al posto di guida. Titoli di coda con la dolce "Oceans Have No Memory", quasi un piccolo ricordo di quanto è accaduto prima. Okay, avete capito, dovete rimediarlo, non sto qui a farla più lunga del necessario: non è il solito album di odds & sodds. Qui c'è sostanza.
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