Oggi hai voglia di esagerare.

Ti piace vivere, vuoi vivere intensamente e stasera hai deciso di fregartene della tua vita, forse per riuscire ad amarla ancora di più. Esci di casa, ma non prima di aver preso le chiavi della macchina ed il cd che vuoi inserire nel lettore. Prendi “Signify” dei Porcupine Tree, forse perché è l’ultimo album che hai comprato e lo devi ancora consumare, forse perché le sue atmosfere e la sua carica sono adatte ad un “viaggio” in macchina. Apri la portiera, entri, chiudi la portiera. Inserisci il cd. E accendi il motore. Gli ultimi scampoli di sole fuggono dietro l’orizzonte mentre inforchi la strada con l’intro di Signify in sottofondo. Non pensi più a nulla, se non ad inseguire la strada deserta nel buio di una campagna fin troppo silente.

La title-track non è stata clemente con la tua sensibilità di guidatore. Tant’è che sei impazzito e sotto le note di un progressive con atmosfere quasi ambient hai deciso di ingoiare la quinta raggiungendo in scioltezza i 130. Prima avresti compreso che la strada era troppo stretta, ma ora tutto ti sembra così in armonia, compresa la velocità. Nel frattempo riesci ad apprezzare la pregevole fattura di un prog mai auto-celebrativo, ma mirato ad esaltare la composizione in sé. Sublime. The sleep of no dreaming è un lento, che prende spunto da un bel fraseggio di organetto e ti permette di rallentare leggermente. E nel paesaggio darcheggiante alcuni lampioni gettati quasi per sbaglio spruzzano della luce nei tuoi occhi. “fanculo a tutti!”, pensi. La solitudine ti è sempre piaciuta, ma stasera ha un sapore particolare. La musica può rendere divini i tuoi momenti, anche i più banali. E dietro il sottile gioco di suoni, la salmodia sacra di “pagan” appare come un canto gregoriano echeggiante in lontananza che ti gela il sangue e ti stringe le vene.

Quando arriva “waiting” ti sei già dimenticato della quotidianità, della stupidità della routine e della società ipocrita che ti circonda. Ti sembra che la tua vita si sia sempre dipanata in quel singolo viaggio in macchina. Le armonie sono sognanti, la chitarra acustica ritmata accompagna un cantato ispirato. Poi all’improvviso si accende l’elettrica di Wilson cesellando un assolo sinuoso che tu accompagni eseguendo le curve con armonia ed eleganza. “Barbieri, l’ex tastierista dei japan, ha creato un sound da paura in questo cd”, pensi. Ma quando parte il secondo assolo di chitarra, con un wha incazzato, non puoi fare a meno di sfruttare uno dei pochi rettilinei per dare fiato alla pazzia della tua adrenalina. Le immagini fuori dai finestrini diventano ancora più sfuggevoli. “Sever tomorrow” ti suggerisce Wilson nella canzone successiva. Hai bisogno di fermarti. Trovi uno spiazzo che profuma di sterco intinto di erba. Spegni le macchina, le sue luci e ascolti la perfezione di questa canzone (“sever”), dolce ma decisa nella sua orecchiabilità. E con “idiot prayer” riparti. Un intro ambient di sintetizzatori ti fa volare. Sulla sinistra una piccola chiesetta romanica avvolta di nero ti saluta e per un attimo ti sembra di non essere solo. Ma è la suggestione del momento, perché qualsiasi cosa innalzata al di sopra il suolo ti sembra abbia preso vita. Nella canzone irrompe il ritmo quasi techno con ricami di chitarra arabeggianti. Ti tocca accelerare. La strada è sempre più stretta, sempre più sfuggevole, e quando scorgi la cunetta la interpreti come una variazione diminuita della scala minore. E la prendi a tutta velocità. L’auto sobbalza e la curva immediatamente successiva è davvero impossibile imboccarla, perché sei stato sbalzato dal terreno. Vai fuori strada e ti schianti dopo aver intrapreso una romantica discesa nel burrone. “Vabè, non fa niente, rimango qua ad ascoltare finchè non finisce la musica…” .

Every home is wired” è un’intensa ballata acustica, ma ora il suono ti giunge lontano. “il lettore di cd deve aver preso una brutta botta” . Alzi lo sguardo verso lo specchietto e noti di essere una maschera di sangue. “Chiamerò i soccorsi, ma solo quando finisce il disco, anche perché non provo dolore, quindi non c’è ragione di preoccuparsi”. Riesci a fatica ad alzare il volume, ma la sensazione di lontananza non muta. Neanche l’incedere prog nel drum n’bass confuso di “intermediat jesus” ti sveglia da tale torpore. E quando arriva l’etereo cumulo sonoro di “light mass prayers”, un soffice tappeto quasi new age, ti senti trasportare fuori dalla macchina. Stai guardando la tua auto da fuori. “è lievemente distrutta”. E scoppi a ridere guardandola, ma per poco, perché ti fanno male i polmoni e fatichi a respirare. “Perché non smettere di respirare? È da 21 anni che continuo in ogni attimo della mia vita a respirare, fare un po’ di pausa non mi nuocerà di certo” . Ecco, ora ti senti meglio. È dall’inizio del viaggio che ti senti meglio, quindi non chiamerai i soccorsi, non ora. Ora c’è “Dark matter”, il cui suono non arriva più dal lettore, ma da ogni dove. E quel 7/4 non ti pesa, anzi fila liscio con leggerezza come fosse un 4/4. È quando un musicista non ti fa pesare tutta la perizia della sua musica, che riesci a goderti con facilità le note che ti propina. Poco prima che “dark matter” termini l’albero si dilata e diviene un fiume. Le stelle cominciano a danzare vorticosamente disegnando delle scie nell’ oscurità. L’ultimo assolo di chitarra dell’album si sta allontanando dalle tue orecchie. Ha un sapore vagamente Gilmouriano, cosa che certo non guasta. Ti accorgi che la vista è svanita e l’udito resiste solo per ascoltare le ultime note di Signify. “Dopo che finisce mi faccio una bella dormita” . E la musica termina.

Post Scriptum: Tutto ciò è frutto di pura immaginazione. Non farei mai cose del genere con la macchina e voglio sconsigliare a tutti caldamente di andare a schiantarsi e correre con l’automobile. Però, in questa pseudo-recensione, senza ipocrisie e censure, voglio anche far riflettere sul perché molti giovani cercano assiduamente il pericolo e l’emozione estrema, l’atto di pazzia, per trarre godimento dalla vita e sfruttare al massimo i propri sensi, anche attraverso l’uso di droghe.

Carico i commenti...  con calma