Innanzi tutto via il cappello….
Steven Wilson ci regala con questo disco (il secondo per la cronaca), una prova magistrale, ben suonata e ben registrata. Procediamo per ordine, il primo capitolo del Porcospino era di una serie di registrazioni casalinghe, messe poi insieme su “in the sunday of life”. In questa opera iniziano a farsi sentire anche quelli che poi formeranno la vera formazione dei Porcupine Tree, ossia Barbieri, Edwin, Maitland..
Si inizia con una breve intro “What you are listening”, che spiega con una frase alla fine, il viaggio che l’ascoltatore sta per affrontare. "Synesthesia" apre ufficialmente la strada al disco e lo fa con il botto. Inizio serrante con effetto wha wha e un Wilson in perfetta forma. "Monument burns into moments" pezzo di 22 secondi di psichedelica piuttosto riempitivo. "Alvays never" fa venire la pelle d’oca, ballad con voce sussurrata ed echi dolcissimi, con un ritornello melodico e funzionale… esplosione rock e ritorno nella dolcezza… un must.
"Up the downstair", piccola suite di 10 minuti ci scaraventa in un mondo fatto di psichedelica pura, molto dark direi, fino all’attaco di basso molto spaziale, contorniato il tutto da dei riff di chitarre hard rock, con finale robotico.
"Not beautifull anymore", si apre con un ritmo fortissimo partendo con un giro di basso molto potente a cui si aggiungono pian piano tutti i componenti del gruppo per 3 minuti di potente hard rock “geneticamente modificato”. "Siren" è un altro pezzo di circa un minuto in cui la componente psichedelica riaffiora come se fosse stata sotterrata per traghettarci verso "Small fish". Pezzo quest’ultimo di una delicatezza elevata, nel quale Wilson si dimostra ancora una volta, creatore di melodie stupende e sognanti, come il solo di chitarra che riecheggia spazi interinati (è come se si volasse davvero). "Burning Sky" è un’altra mini suite di 11 minuti in cui all’interno Wilson si da da fare con un riff in ripetizione continua. Il rock è presente nella giusta dose, giusto per far capire ai male intenzionati, che loro sanno fare anche stupenda musica Rock. Per chiudere il disco, non si poteva scegliere canzone migliore, "Fadeaway" fa riaprire gli occhi all’ascoltatore con atmosfere eteree, ed una chitarra sempre in primo piano, spaziale e infinita.
Cercate di avere una copia, per capire veramente cosa vuol dire ascoltare un grande gruppo e per dare giusto onore ad una band secondo me ancora troppo sottovalutata. Grazie!
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