Port-Royal.
La mia esperienza con questo gruppo è appena cominciata e già li amo. Ignoro la loro provenienza, non so neanche se si tratta di un gruppo in fondo, ma suppongo che tutta la conoscenza necessaria mi sarà fornita dall’ascolto di “Afraid to Dance”.
A dirvela tutta di ‘sti Port-Royal qua mi piaceva soprattutto il nome all’inizio. Mi sapeva di colonialismo britannico, di divise militari e baionette, di dàrsene non proprio sicure in cui malgrado tutto riparare alcune falle del proprio universo. Ebbene, forse l’ascolto di questo disco non sarà terapeutico, ma sicuramente evocativo (almeno per quanto mi riguarda).
Nell’incipit monodico di “Anya:Sehnsucht” beccheggia la nave nell’onda lunga dei synth - c’è da dirlo - mai invadenti seppur onnipresenti. Il mare si agita, la deca-danza (c’est maginifique!) disturba il sonno con le sue percussioni rumorose, il segnale è distorto, siamo ormai in mare aperto. E proprio quando vi sembrerà d’essere finiti nella stiva accanto a Gordon Pym, sarete circondati dai sottomarini fantasma post-guerra fredda di “Leitmotiv/Glasnost”.
Il viaggio finisce. Il porto in cui approdiamo è Genova, che ora so per certo essere la città di provenienza dei Port-Royal.
Cosa ci va a fare Gordon Pym a Genova passando per il mar Nero probabilmente invece non lo saprò mai.
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