Claustrofobia.
Ascoltando per la prima volta "Dummy" provai strane sensazioni. Mi sembrò di essere chiuso in una scatola aperta, ma scura e piuttosto piccola. Il fatto è che questo disco, parla di dolore coinvolgendo, senza trasmettere le emozioni dell'autore o dell'artista. No. Questo disco coinvolge, il che è più difficile: ti senti in mezzo al disco, come se Beth cantasse da parte a te, con la sua voce inconfondibile che lascia il segno e che tutto ciò che accade all'infuori non valga più nulla.
Bastano le prime note di "Mysterons", per rimanerne ipnotizzati: theremin spettrale, ritmica trascendente e martellante, Beth sussurra una melodia di inarrivabile bellezza. Spettacolare "Roads", che insieme a "Mysterons" costituisce l'apice di bellezza del disco, una ballata dark che entra nella pelle come se fosse un ago, Da citare anche "It Would be Sweet", capolavoro dalla ritmica hip hop rallentata, spezzata di tanto in tanto da campionamenti, la Gibbons canta divinamente, ricordando la migliore Billie Holiday. "Numb", il brano più famoso: scratch impazziti e ancora l'immancabile Beth Gibbons che governa bene la scena in una performance davvero invisiabile e qui la scatola si chiude allo splendido assolo vocale di taglio jazzy, così oscuro da far male.
Impossibile non citare anche "Glory Box", altro grande esempio di jazz su base elettronica che segna un capolavoro assoluto della musica, un sigillo di un genere come il Trip Hop, un disco in cui è pertanto impossibile, alla fine dell'ascolto non rischiacciare "Play" sul proprio lettore CD.
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