E' da poco, pochissimo, che mi sono appassionato al Trip-Hop, ma è stato amore folle al primo ascolto.
Per ora conosco solo i due capolavori di questo genere, "Mezzanine" dei Massive Attack e "Dummy" dei Portishead. La mia recensione sarà sul secondo, lo spettacolare capolavoro dei Portishead, che insieme ai sopracitati Massive Attack sono il gruppo cardine della scena di Bristol.
Nel 1997 esce "Dummy", disco di rara bellezza e importanza, che si basa su un sound retrò, scandito dal battito hip-hop e impreziosito da scratch, sonorità più moderne e, soprattutto, dalla soave voce di Beth Gibbons. E' un disco unico, in cui si alternano momenti struggenti ad altri esaltanti; dove il tempo non condiziona più la musica, ma diviene infinito in essa. Si parte con la splendida "Mysterons", in cui già si intravede il sound particolare dell'album. Questa traccia è caratterizzata dalla splendida e conturbante voce della Gibbons, che imita un sintetizzatore Moog creando un'atmosfera "extraterrestre". La successiva traccia è la celebre "Sour Times", in cui interviene il Soul, che si mescola con il trip-hop e sfocia in una melodia accattivante. "Strangers" è un jazz cabarettistico, con la voce filtrata, che si mescola ad un sound "massiviano". Intervallate dalla ottima "Wandering Stars", canzone molto cupa, le due tracce più melense dell'album, che forse lo fanno un po' scadere: "It Could Be Sweet" e "It's A Fire", dove la voce di Beth diventa più dolce e meno straziante. "Numb" è una traccia più solare ed energica, "Pedestal" e "Biscuits" sono invece caratterizzate da un uso massiccio degli scratch. Con "Glory Box" ritorna il jazz, sensuale ed ipnotico.
Molti penseranno che, nel mio odioso track-by-track, abbia dimenticato una canzone, ma non è così: ho lasciato "Roads", la traccia che viene dopo "Numb", per ultima, perché credo che sia il capolavoro dell'album. Infatti è una canzone splendida e struggente. Dopo un intro meraviglioso di archi, arriva la Voce (è scusate se lo scrivo in maiuscolo, capirete che non sto parlando di Frank Sinatra), che viene perfettamente intervallata dalla chitarra e scandita dalla batteria. Arriva malinconica, struggente, incantevole. Arriva e consacra "Dummy" come uno degli album migliori che abbia mai ascoltato. E sì, perchè è difficile trovare qualcosa di così originale, che unisca il vecchio al nuovo, che contenga 11 gioiellini di rara bellezza e che non stanchi di piacere. Se non l'avete ancora fatto, ascoltate questo album, perchè resterete colpiti dall'eleganza di questa musica.
Un appunto: come dicono in molti, questa può essere considerata musica per film; non solo perchè ne riprende i motivi, ma perchè ogni traccia dà un'immagine diversa, e tutte insieme contribuiscono a creare una visione musicale colorata e varia.
P.S. Mi scuso per due cose: 1) Il track by track, che però non volevo evitare in un album come questo 2) Il fatto che questa recensione sia un fottuto doppione. Mi giustifico: ho visto che le due recensioni di quest'album presenti su DeBaser non sono molto gradite, perciò, senza troppe pretese, ho deciso di farne anch'io una, dato che l'album mi ha colpito parecchio.
Voto al disco: 9+
Carico i commenti... con calma