Seguendo il suggerimento di Lux ho deciso di cimentarmi anch'io con la recensione di un disco, e tra tutte le possibili alternative ho scelto per il mio esordio un disco che, da quello che ho potuto vedere, non era stato ancora recensito qui su Debaser. Il disco in questione è "Lupus Dei" dei Powerwolf, secondo disco che segue a distanza di poco tempo il debut "Return in Bloodred". Prima di entrare nei dettagli "tecnici" dell'album è il caso di spendere due parole sulla band, composta da musicisti rumeni e tedeschi e dedita ad un heavy-power piuttosto canonico. Già, quello che troverete in questo disco ricalca grossomodo i classici stilemi dell'heavy metal melodico, al confine col power: brani veloci e tirati alternati ad altri più lenti e cadenzati ma ugualmente "pesanti", accomunati tutti dalla versatile voce di Attila Dorn (rumeno, come si può intuire dal nome) che si è occupato della stesura dei testi. Testi che sono tutti incentrate su tematiche tra l'horror e il gotico, con il ricorrente riferimento a vampiri e lupi mannari, e che a volte sembrano scritti in maniera semplicistica e banale. Ciò nonostante i punti di forza di questo disco sono le linee vocali, non inficiate dalla parziale insufficienza dei testi, che riescono ad essere trascinanti, sfociando in cori epici e maestosi. Altro elemento degno di nota è la presenza praticamente costante dell'organo, capace di dare quel tocco gotico che arricchisce le composizioni. Infine un breve cenno alla produzione, di ottima qualità e in grado di far risaltare al meglio un suono potente come quello dei Powerwolf.
Passiamo ora all'analisi track-by-track: "Lupus Daemonis", l'intro, è lasciato alla roca voce di Attila Dorn che, accompagnato dall'organo, recita una Ave Maria (in latino) che si chiude sulle note di "We Take It From The Living", prima canzone vera e propria caratterizzata dalle azzeccatissime e coinvolgenti linee vocali. Sicuramente uno dei migliori brani di tutto il disco, insieme alle seguenti "Prayer In The Dark" e "Saturday Satan", canzoni veloci con cori che rimangono facilmente impressi in mente. E' poi la volta di "In Blood We Trust": anche qui troviamo un chorus che più orecchiabile non si può ed una struttura musicale potente e "quadrata". "Behind The Leathermask" affonda invece le sue radici nel power metal più puro, potendo inoltre contare su un ritornello che tra tutti è quello sicuramente più epico e solenne. A seguire troviamo "Vampires Don't Die", altro up-tempo sostenuto, palese riferimento alla tematica horror presente (potremmo quasi dire che lo "infesta"!) in tutto li disco; quindi la più cadenzata "When The Moon Shines Red" e "Mother Mary Is A Bird Of Prey", forse l'episodio meno convincente. La chiusura è riservata a "Tiger of Sabrod", altro pezzo veramente convincente, e alla title-track che ci lascia con la recitazione in latino del Pater Noster. In conclusione, questo è un disco consigliato agli amanti dell'heavy-power classico che, nonostante non aggiunga niente di nuovo al genere e nonostante gli evidenti limiti dovuti forse all'inesperienza (uno su tutti la pronuncia inglese non sempre perfetta), si lascia apprezzare per la carica espressiva e per la convinzione che questi cinque ragazzi esprimono in musica. Di certo è un'ottima base da cui partire. Chissà, magari il prossimo disco sarà quello della maturazione definitiva.
- Lupus Daemonis (Intro)
- We Take It From The Living
- Prayer In The Dark
- Saturday Satan
- In Blood We Trust
- Behind The Leathermask
- Vampires Don't Die
- When The Moon Shines Red
- Mother Mary Is A Bird Of Prey
- Tiger Of Sabrod
- Lupus Dei
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