Una chitarra acustica, molto leggera, ci dipinge nella mente fin da subito un castello maledetto, ma dannatamente affascinante, circondato da ripide e appuntite montagne. Sospiri ultraterreni che emergono da ogni parte. Un riff di piano prende piede lentamente, aiutato dopo qualche secondo dal basso, dalla batteria. si aggiungono i Sintetizzatori, poi tutto precipita in un vertiginoso baratro di follia. La chitarra si erge maestosa su tutti gli altri strumenti. all'improvviso tutto termina e la maestosità di prima lascia il posto ad un ossessivo ritmo dal sapore tribale. Non siamo più fuori dal castello, siamo all'interno, davanti a noi l'inferno. Deliranti Trombe si innestano all'interno del tema, gli archi volano all' impazzata... una leggera ripresa di tema e poi l' imponente accordo finale.
La Premiata Forneria Marconi decide di introdurre con questa enorme perla dal sapore prog il suo ultimo album, dal magniloquente titolo: "Dracula: Opera Rock". I portatori del fiero stendardo dello "spachetti prog" suonano, infatti, un concept album estremamente ben realizzato sul vampiro più famoso della storia. Un riverbero molto tenuto sulla chitarra fa da sfondo ad una diabolica narrazione, narrata con voce distorta e cavernosa.
"è una storia di un'altra eta ma è lo specchio della realtà perchè il bene non può liberarsi dal male mai".
Già dalla prima strofa si può ben intendere quale sia il "concetto portante" secondario di tutto l'album: quello per il quale il bene ed il male non sono altro che due facce della stessa medaglia. Torna il ritmo ossessivo dell' introduzione e subito uno spaventato narratore urla a tutti che egli, il vampiro "sta arrivando dall'aldila, dai carpazi fin qui la tempesta si annuncia ormai", fra gli urli terrorizzati della bigotta popolazione "viene a bere il nostro sangue!". Il tempo cambia di colpo e un ispirato pianoforte delinea una strugente e romantica melodia.
Abbiamo visto la natura del vampiro attraverso gli occhi degli uomini, ora la vediamo attraverso gli occhi dello stesso Dracula: "io sono solo un uomo con un animale assurdo chiuso in me", narra di sè stesso, della sua diabolica natura e dell' amore che un tempo nutriva verso la sua giovane moglie, morta suicida "pur di non tradirlo mai". La sua disperazione è al culmine, ma un ultimo sussulto di speranza, intrisa ad un po' di vendetta, s'innalza maestoso: "ma giuro io.. io risorgerò.. dalla morte per il tempo che verrà. . solo per lei l'alba io rivedrò.. in questa notte oscura la troverò.. e la mia sposa sarà.. la troverò... "
Una bizzarra parentesi narrata ad un distortissimo Vocoder mette in luce la parte più orribile e inquietante del vampiro. un urlo di rabbia. "Io appartengo all' inferno, la morte è la mia sposasarai con me, ti commuoverai per la bellezza di questa nottecenerai nei piatti vuoti, berrai da bicchieri vuoti perchè l'unico tuo cibo d' ora in poi sarà il sangue... IL SANGUE è VITA".
Torna poi il tema della "resurrezione". La disperazione, il rimorso è al culmine. Siamo di fronte ad un essere tenuto in vita solo dalla speranza di ritrovare in prossimi futuri la giovane sposa, persa secoli prima. e forse l'occasione gli si presenta quando, al castello, giunge un ingenuo agente immobiliare, arrivato da Londra per concludere un affare su di una rovinosa dimora. è ancora il vampiro a parlare, qui: calmo pacato, fintamente tranquillo ed "ospitale". Cerca di far sentire a casa sua l'ospite ma subito viene rapito dalla struggente bellezza, dalla "sensualità" del canto dei feroci lupi. Narra della sua famosa discendenza, di come lui sia l'ultimo discendente del grande Attila. Si lascia andare per qualche momento parlando, sovrappensiero, del suo rapporto con Dio, ma subito si desta e chiede, svogliato, informazioni su Londra e sulla vita "moderna".
Folli archi si innestano nel tema mentre un pianoforte trascinato si leva in sottofondo, romantico. Anche attraverso la musica, tuttavia, si percepisce un pericolo incombente, che si annida dietro un oscuro angolo. Il conte vede, qui, un ritratto della giovane promessa sposa del suo ospite, e in ella vede i tratti del suo antico amore. Dracula, quindi viene rapito da un incredibile spasmo di passione: "Ma che melodia che c'è quassù, ma non li sentite quei lupi dall'aldilà, che sensualità fino all'aurora, che agonia per una goccia preziosa di sangue in più, qui le grida diventano un canto ormai che chiamano forte il mio nome nel buio Amore mio mi stai chiamando da te dalle tenebreio sto arrivando da te so che mi senti ovunque tu sei io ti troverò".
Il conte decide di partire per Londra, e lascia l'agente immobiliare prigioniero nel grottesco maniero. Qui il giovane Jonathan Harker è rapito da sensazioni orribile, tentazioni demoniache ed oscene. Da questo brano, "il castello dei perchè", si deduce tutta la sperdutezza nell' animo del ignaro ragazzo, di come lui si senta solo una pedina in un giuoco di cui non conosce le regole, un brattino governato da mani ignote.
"Cosa mi succede non so / ho pensieri che non so confessare a me stesso Tentazioni oscene dentro me, lupi sanguinari che urlano nel buio, stanze chiuse su segreti, tuoni orribili Sono nel castello dei perchè, solo prigioniero dentro me." Sintetizzori moog carichi come mai intervallano il tema principale, scandito da un sublime pianoforte, torna la stessa sensazione dell'apertura dell' album, di "essere all' inferno, e non poterne uscire".
Dracula, nel frattempo punta verso Londra e qui, osservata per tempo il suo antico amore, recita un verso di terribile ed inquietante bellezza: "Merito di morire ogni notte della mia vita". Il vampiro sa della sua condizione di assassino disperato e assurdo e se ne vergogna tremendamente. La narrazione cambia totalmente, quindi, inquadratura, per il prossimo brano: in "Ho Mangiato gli uccelli", infatti, a parlare è un pazzo, ridotto a quello stato dallo stesso Dracula, tempo prima.
Renfield, questo il nome, non è solo uno zoofago, non si accontenta semplicemente di sbranare poveri animaletti quali mosche o uccelli, no, è un biofago, divora vite. Per lui non ha importanza che sangue sia, non importa nemmeno che SIA sangue, ma la cosa essenziale è che sia "vita". "Non si va per il sottile quando si è in guerra come un cane io lecco anche il sangue per terra". Torniamo alla nostra storia, con "La Morte Non Muore": Dracula è cacciato da tutti, inseguito, braccato. Sanno tutti della sua orrida natura di tenebroso demone. Si forma un parallelo: la popolazione, tutta, contro l' "essere immondo".
Da ua parte viene dipinta un massa enorme di gente che, forconi in aria, incita "Colpitelo pure nel cuore, salviamo la vita dal male", dall' altra il vampiro che invita, con aria sardonica "Colpitemi pure nel cuore, la morte, miei cari, non muore". Il ritornello binario, quindi, viene intervallato dagli insulti terribili e rancorosi di Dracula: "Voi pecore insignificati borghesi creature obbedienti voi diventere i vampiri piegati ai miei soli poteri Voi con che sottili maniere vi centellinate il bicchiere coi denti berrete alla vena per l'ultima tragica cena".
Si compie il combattimento, fra la "gente" (che qui, guarda caso, viene davvero dipinta come la controparte "cattiva" del diabolico ma "affascinante" protagonista), con un intermezzo virtuosistico di chitarra elettrica. Nessuno sa chi ha vinto l' infernale duello, ma una cosa è certa, con "Un Destino Di Rondine" Dracula e il suo amore sono vicini, finalmente. Dracula la implora di andarsene, fuggire finchè vi è ancora tempo, prima che l' "animale assurdo chiuso in lui" la metta ancora in pericolo. Ma no, non si può tornare indietro, non si può spezzare la catena, non si può distruggere Perchè, in ogni modo vada a finire, "C'è un destino di rondine in noi, ci fa sempre tornare fin qui oltre i secoli, i mari, gli eroi, per amore! Superando rovine e città abbracciati per l'eternità nell'amore che ci porterà fino al sole".
Dopo un emozionante quanto sorprendete assolo dal sapore prog si chiude l'anello del concept. No, c'è una cosa in più, una canzone nascosta. Un riff cupo e delirante ci fa sprofondare direttamente all'inferno, ancora una volta, più in fondo che mai. Le anime dannate danzano orgiasticamente tutt'attorno. Il terrore e la follia regnano sovrane, indiscusse, in questo assurdo labirinto. "Io sono in viaggio da sempre so che il mio regno è il tuo corpoIo vivo nei desideri nascosti di chi mi condanna. Liberati dalla paura. Il sole è ormai lontano dalla notte della tua animaUccidimi! Uccidimi e ucciderai te stesso! Il sangue è vita! Noi siamo l'inferno e avrete tempo. Noi siamo il sogno che non ti rende mai. Noi siamo lo specchio che non guardate per non riconoscervi in lui. Liberati dalla paura. Il sole è ormai lontano dalla notte della tua anima".
Torna per un attimo il tema principale della canzone, e tutto si mescola, il romantico duetto fra Dracula ed il suo amore e gli spettri infernali. Tutto si confonde, e qui ha il vero epilogo il concept, anzi, pardon, l' "Opera Rock", ultimo capolavoro della Premiata Forneria Marconi.
Em@nuele, Lunedì 17 Luglio, ore 0.49
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