Il momento del live iper un gruppo è spesso motivo di riflessione, ma anche di constatazione di quanto fatto fino a quell'istante. Il primo appuntamento con un disco dal vivo per la Premiata Forneria Marconi avviene nel 1974, ad una decina di anni dall'inizio di una maratona musicale che aveva visto nei Quelli (anche con Teo Teocoli) e nei I Grifoni, un insospettabile punto di partenza, mentre nei Krel il primo passo ancor di più professionale per la concretizzazione di quanto fatto nel lustro precedente.

Con l'indovinata pubblicazione di PHOTOS OF GHOSTS (1973) ed ancor di più del successivo THE WORLD BECAME THE WORLD (1974) le porte del mercato americano cominciarono ad aprirsi, rendendo possibile l'affermazione di una band magari dal nome impronunciabile (ma la sigla era già possibile vederla sul disco d'esordio), e che in Gran Bretagna qualche anno prima, aveva incontrato non poche ostilità per via di una supposta inconciliabilità tra il suo paese di origine e l'universo rock dell'epoca, in apparenza patrimonio di soli inglesi e yankees.

Ben cinquanta minuti di Musica (sì volutamente con la maiuscola, non è un errore) in cui i cinque musicisti propongono sei brani dal fascino eterno. Ogni traccia che pur rappresentando un capitolo verosimilmente autonomo, riesce a legarsi ad arte con le altre senza rischiare di peccare di discontinuità, dando modo ai protagonisti sul palco di rivelarsi come dei veri e propri pittori di atmosfere sempre sorrette da un unico filo conduttore, nonostante la diversità dei generi proposti. Gli insegnamenti appresi durante la loro carriera ci sono tutti in quella musica (solo) in apparenza cerebrale ed in cui vi è possibile scorgere i seminali King Crimson e Gentle Giant, le successive elaborazioni di matrice Genesis ed anche tanto mestiere targato Jethro Tull. Dalle evoluzioni strumentali di "Four Holes in the Ground" (un vero e proprio prog mediterraneo scevro da ogni autoindulgenza) si passa per la doverosa "Celebration" (fusa - quasi - ad hoc con "Impressioni di Settembre") per giungere a quel collage musicale di "Alta Loma Five Till Nine", dove complessità strumentali anche un pò ridondanti e bizzarri cambi di tempo tengono banco per tutti i quindici minuti di durata del pezzo. Un lp da cui emerge un impasto sonoro in cui musica folk, ritmi sincopati, sinfonie libere e melodie flessuose vengono manipolate in nome di una sperimentazione mai fine a se stessa, che trova nel palco il luogo perfetto per quel perfezionamento espressivo che spesso in studio non raggiunge i risultati sperati.

Un disco (nel resto del mondo uscirà con il titolo di CROOK) che è un buon compendio (non perfetto quanto a pulizia del suono) dell'esperienza statunitense dell'estate del 1974, che ha permesso alla band lombarda di arricchire il proprio carnet di esperienze dividendo il palco con gente del calibro di Poco, Santana, Peter Frampton, Aerosmith e ZZ Top. ...IN U.S.A. resta un prodotto storicamente rilevante ma la Expanded Deluxe Edition del 2010 (oltre al disco originale con nuovo messaggio), contiene le performances complete (opportunamente rispolverate e senza overdubs!) che il gruppo tenne il 22 ed il 31 agosto 1974 rispettivamente alla Toronto University ed al Central Park di New York. Un prodotto Made in Italy quest'ultimo, di cui andare fieri e da custodire orgogliosamente al fianco di due uscite avvenute lo stesso anno e che saranno la seconda prova discografica live di due giganti quali Emerson Lake & Palmer e Genesis: WELCOME BACK, MY FRIENDS, TO THE SHOW THAT NEVER ENDS - LADIES AND GENTLEMEN e SECONDS OUT.

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