Toh, chi si rivede. Calato il sipario nel 1987, dopo quel "Miss Baker" del quale oggigiorno non si ricorda praticamente più nessuno, ecco che, a distanza di dieci anni esatti, torna a far parlare di sé la Premiata Forneria Marconi, PFM per gli amici. Gruppo di punta della scena progressive italiana dei tempi migliori, nella sua incarnazione storica riuscì a plasmare un suono personale, capace di unire il meglio di quanto veniva dalla Terra d'Albione ad una freschezza compositiva e ad un gusto melodico tipicamente italiani. La loro fase più interessante si concluse con "Jet Lag" del '77, lavoro vicino ad un certo jazz rock all'epoca molto in voga e che fece gridare al tradimento i fan più oltranzisti, malgrado la presenza di molti ottimi spunti.
Fatta eccezione per la fortuna collaborazione con Fabrizio De André, immortalata, grazie a Dio, in due album-concerto ormai diventati un pezzo di storia della Musica, con la M maiuscola, italiana, Mussida e soci, chiusa ormai l'epoca del prog, si sarebbero avvicinati ad un rock tout-court, sicuramente al passo con i tempi ma che raramente avrebbe potuto tenere testa ai lavori migliori.
Mentre l'illustre ex Mauro Pagani si dedicava ad un carriera da solista di successo, diventando tra l'altro collaboratore fondamentale in dischi di De André come "Creuza de Ma" e "Le Nuvole", dalle parti di Milano sembrava che la voglia di mettersi in gioco fosse ormai passata e a fine anni Ottanta si chiusero i battenti senza troppi rammarichi.
Il decennio successivo, in compenso, vide un rinnovato interesse nei confronti del rock progressivo della stagione aurea, tanto da favorire un rientro in pista di più di una formazione della scena italiana di quei tempi, quasi tutte pronte, ovviamente, a "rinnegare" quei dischi registrati spesso più per sbarcare il lunario che per reale coinvolgimento artistico. Per capire di cosa si sta parlando, vedere alla voce Orme e Banco.
Nel caso della PFM, comunque, il lavoro in questione, "Ulisse", oltre alla presenza di diversi spunti degni di nota, ebbe il merito di aprire una nuova e fruttuosa stagione per il gruppo milanese, che sarebbe tornato, per un decennio, ad incidere nuovo materiale, sempre degno del nome stampato in copertina. Preparato il terreno con il cofanetto "10 Anni Live", che riproponeva il meglio della PFM registrato durante i suoi anni migliori e, soprattutto, nella dimensione da sempre ad essa più congeniale, ovvero quella del palco, l'anno successivo si fu pronti a tornare definitivamente in pista. A differenza di altri gruppi della stessa generazione, questa PFM versione reunion aveva sicuramente dalla sua il poter contare su buona parte dei membri storici e quindi anche sul cavallo di ritorno Flavio Premoli, da sempre tessera importante, e spesso sottavalutata, del suono dell'ensemble milanese.
Fatto salire a bordo Vincenzo Incenzo, paroliere oggi tra i più apprezzati, questa PFM cercò di esplorare territori nuovi, mettendo da parte sia quel rock diretto degli anni Ottanta sia i lunghi passaggi strumentali che avevano invece caratterizzato il decennio precedente. "Ulisse", infatti, presenta nove brani, più un'introduzione ed un epilogo, che sposano sonorità vicine alla musica leggera, costantemente in bilico tra un pop di classe ed un rock maturo e ricercato. Ai tempi qualcuno gridò allo scandolo e alla "sanremizzazione", dimentico, evidentemente, di come il suono del gruppo avesse sempre trovato la propria forza nel saper essere camaleontico ed ecclettico: come fu fatto notare una volta, "progressive" non significa solo sapere cambiare tempo musicale ma anche saper cambiare genere.
Appurato l'ennesimo cambio di pelle, "salpiamo" e scopriamo cosa questo "Ulisse" ha da offrirci. Dopo "Ieri", breve introduzione recitata dall'ospite Ricky Tognazzi, si parte con "Andare per Andare", bel brano rock, trascinante, ottimo apripista. "Sei", uno dei picchi dell'intero lavoro, può godere di una senitita interpretazione da parte di Flavio Premoli, grande sia alle tastiere che alla voce. Rispetto alle ultime prove in studio, un po' tutti si dividono le parti dietro al microfono, non lasciando il ruolo di voce al solo Franz Di Cioccio, come di fatto accadeva negli anni Ottanta.
Le liriche di Incenzo prendono spunto dall'opera di Omero traendone una riflessione sull'attualità, sul viaggio come momento di crescita personale, sull'affrontare quelle sfide che ci fanno sentire vivi e che ci mettono alla prova con noi stessi, così come, riflettendo sul rapporto tra Ulisse e Penelope, non si poteva non affrontare una tematica affascinante come quella delle relazioni interpersonali.
"Il Cavallo di Legno" è un altro momento degno di nota, stavolta con Di Cioccio nuovamente dietro al microfono: Franz sicuramente non è mai stato un cantante troppo tecnico ma le sue interpretazioni sono sempre state sentite e pregne di pathos. Piacevole poi il lavoro dietro i tasti di Premoli, mai invadente ma che sempre riesce a conferire un tocco elegante ai vari brani.
Gran pezzo anche "Ulisse", più soffuso rispetto ai precedenti e che ancora una volta ricorda che musicisti siano quelli della PFM: grande tecnica mai fine a sé stessa, gusto per la melodia e arrangiamenti ricercati. "Uno in Più" è sicuramente il brano più riuscito dell'intero disco, sostenuto da un bel ritmo e, soprattutto, da un ottimo lavoro di Mussida alla chitarra.
La pecca dell'album, purtroppo, è quella di essere un po' discontinuo: "Canzone del Ritorno" ed "Il mio Nome è Nessuno" aggiungono poco a quanto già detto e si dimenticano in fretta mentre invece "Lettera al Padre", nuovamente con un carismatico Di Cioccio alla voce, sembra essere un po' il colpo coda che risolleva un disco che sembrava destinato a chiudersi in sordina. "Liberi dal Bene Liberi dal Male" è la degna conclusione dell'album, forse non un pezzo memorabile ma comunque piacevole, mentre invece con "Domani", che riprende le liriche interpretate inizialmente da Tognazzi, cala definitivamente il sipario.
Cosa dire? "Ulisse", al momento della pubblicazione, raccolse pareri favorevoli dalla stampa generalista mentre invece da parte di quella specializzata ci fu la tendenza ad essere maggiormente critici. Mancano, forse, pezzi destinati a divenire dei classici, nonostante i molti buoni spunti: "Sei", "Il Cavallo di Legno" e "Uno in Più" sono ottime prove, così come "Ulisse", la canzone, è all'altezza dei momenti migliori della PFM.
Notevole anche il lavoro a livello lirico, con testi curati che ben si sposano con la filosofia alla base del disco. Alcuni passaggi non sempre sono a fuoco ma è sicuramente apprezzabile la voglia di tornare a proporre qualcosa di nuovo dopo anni di assenza, così come, a quasi vent'anni dalla pubblicazione, un album come "Ulisse" risulta ancora piacevole all'ascolto, cosa che forse non sempre si può dire di certi lavori degli anni Ottanta, invecchiati non nel migliore dei modi.
"Ulisse" ebbe, inoltre, il merito di mostare una PFM rinnovata, capace di esprimersi su nuovi registri e non interessata a vivere di rendita.
Paradossalmente, ascoltando un lavoro come questo, che mette in risalto le grandi doti di tutti i protagonisti, c'è da chiedersi cosa possano ancora offire Di Cioccio e soci oggi, con due colonne come Premoli e Mussida ormai fuori dal gruppo, ma non è certo questo il contesto adatto per questo tipo di riflessioni.
Nel frattempo possiamo tranquillamente goderci questo "Ulisse", non un capolavoro ma sicuramente un disco più che piacevole.
Premiata Forneria Marconi:
- Franz Di Cioccio: voce, batteria
- Patrick Djivas: basso, programmazione
- Franco Mussida: chitarra elettrica, chitarra acustica, chitarra 12 corde, chitarra senza tasti, voce
- Flavio Premoli: pianoforte, organo Hammond C3, Fender Rhodes, sintetizzatore, voce
"Ulisse":
- Ieri
- Andare per Andare
- Sei
- Il Cavallo di Legno
- Ulisse
- Uno in Più
- Canzone del Ritorno
- Il mio Nome è Nessuno
- Lettera al Padre
- Liberi dal Bene Liberi dal Male
- Domani
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