Avendo forse qualche legame teorico con la più o meno contemporanea arte concettuale, la smania performativa di alcune tra le formazioni inusuali per quei tempi (parlo dei '60-'70), se aggiungeva valore ad atti irripetibili e irriproducibili rendendoli unici anche nel tempo, rende decisamente difficile riuscire nel 2012 a mettere le orecchie su di essi.
Meno male che un'etichetta italiana decise nel 1977 di dare corpo fisico a questi droni. Perchè di droni si tratta (il collettivo nasce addirittura nel 1973!), spaventosamente simili a quelli "moderni" di oggi, se non fosse per il piccolo particolare di essere costituiti unicamente di voci sovrapposte - avendo ascoltato il disco senza saperlo sareste rimasti sorpresi, sembrano semplici campionamenti. I membri del complesso infatti, grazie alla meditazione o a qualche tecnica di concentrazione particolare, riuscivano ad emettere fiato per tempi abbastanza lunghi (parliamo di decine di minuti, ininterrottamente); con grande perizia tecnica, inoltre, coprendosi a vicenda, queste voci, maschili e femminili, riescono a produrre armonici naturali decisamente potenti (i cosiddetti suoni di Tartini: suonando note ad intervalli di quinta, in questo caso sol -tonalità- e re o do, l'orecchio umano percepisce un onda di ampiezza pari alla sottrazione delle due note suonate.. in pratica una terza nota autogenerata di un ottava inferiore, la stessa che si può ottenere in un'ampia stanza chiusa cantando quinte dai quattro angoli).
Lavorando di diaframma e premendo sulla gola, appassionatamente. Il cuore dei pezzi è dunque nelle risonanze, nei lentissimi sovrapponimenti mutuati da cantati nord-indiani/tibetani, che rendono il tutto estremamente suggestivo. Fosse anche solo per il fatto che i Prima Materia sono italiani... andiamone fieri. E magari ascoltiamoceli, anche.
Carico i commenti... con calma