CENTOCINQUANTESIMA recensione ! ! !
Che devo festeggiare con un resoconto live; ed oggi la scelta cade sul concerto della mia vita.
Perchè i Primus sono l'amore della mia vita in Musica; ed è il compleanno di Elisa, la vita mia.
Scelta quindi non casuale. Ma partiamo con speditezza, tra gli immancabili brividi.
E' mercoledì 1 Settembre 1993; ho già da tempo il biglietto recuperato senza problemi a Milano quando ancora non imperversavano Ticket One e gli acquisti on line così difficoltosi.
Conosco i Primus del cugggino Les dai loro esordi; un amore non immediato il nostro visto il complicato calderone musicale composto dall'armato trio californiano. Ma nel giro di pochi mesi sono diventati i miei paladini, i miei miti, il mio universo assoluto inattaccabile da chiunque.
Scelgo di recarmi a Bologna con le comode ferrovie statali; parto dalla mia Domodossola e dopo un veloce cambio di treno in stazione Centrale a Milano giungo nel capoluogo bolognese.
Ci sono dei bus navetta ed in breve giungo nei pressi del Parco Nord dove si tiene il concerto; entro senza trovar coda e subito acquisto la maglietta che riproduce la testa di quel suino che campeggia sulla copertina di "Pork Soda".
Prima dei Primus suonano i canadesi I Mother Earth (mai più sentiti e chissà che fine avranno mai fatto); poi è la volta degli olandesi, autori del crossover più totalitario mai apparso sul suolo europeo, Urban Dance Squad. Che allietano la già numerosissima e sudata masnada umana con il loro concentrato di hardmetalfunkrap, guidati da quella montagna umana del cantante Rudeboy al quale tiene testa la chitarra "movimentata" di Tres Manos (e per forza avendo a disposizione una mano in più!!!).
Perdonatemi estimatori degli olandesi-volanti ma qui mi fermo con loro; perchè i Primus sono i Primus e quel giorno ero a Bologna solo ed esclusivamente per Les, Larry e Tim..
Si comincia all'inbrunire con il basso di Les che tira giù le prime note di "Here Come the Bastards"; pochi secondi e decollo. Nel senso che mi faccio lanciare sulla folla da un nutrito gruppo di "afecionados" che imperverseranno per tutta la durata del concerto; risulterò uno dei più attivi (quando ero giovine forte e soprattutto magro...) nel trascorrere gran parte del tempo in aria, finendo più volte al di la delle transenne dove rischio anche l'incolumità personale a causa di un servizio di sicurezza piuttosto incazzato.
Penso sia utile a questo punto del mio narrare elogiare per la milionesima volta la tecnica, l'incredibile affiatamento, la perfetta esecuzione dei brani da parte della band. Sono delle bestie capaci di spingere, di creare un muro sonoro ancora più solido e micidiale rispetto ai lavori in studio; non si degnano di uno sguardo durante l'esecuzione dei brani. Sono concentrati sui loro rispettivi strumenti e molto spesso improvvisano lunghe jam che hanno il potere di creare ulteriore scompiglio nel pubblico delle prime file.
"Nature Boy", "My name is Mud", "Fish On", "DMV", "Jerry Was a Race Car Driver" (l'apoteosi), si susseguono scavando profonde ferite, nel vero senso della parola!!, nel pubblico che tra polvere e sudore continua la propria personale battaglia con un pogo torrenziale. Che non conosce pause come la tempesta uditiva dei Primus.
Grazie agli amici Franchino, Diego, Daniele ed Andrea (quattro esagitati di Aosta rivisti ancora in molti live-act negli anni novanta e poi irrimediabilmente persi) ripasso molte volte dalla parte della sicurezza oltre le transenne; tento anche in un paio di occasioni di salire sul palco ma vengo bloccato in rude maniera. Cerco di spiegare che Les è un mio caro parente, ma complice le difficoltà con la lingua inglese non riesco a convincere gli energumeni che mi ricacciano nella fossa dei leoni dove riprendo le folli danze a gomiti ben alti.
Se ben ricordo i "colleghi" Silas Lang e Venusiano Sarcastico presenziarono a loro volta.
Chiudono con la psichedelia contorta, malata, deviata di "Harold of the Rocks"; ma questa esibizione di pura classe, di funambolismi e meraviglie, senza mai un solo accenno di leziosità, vorremmo che in eterno durasse; tutto ciò non è possibile zio can...MR KRINKLE...
Distrutto e felice saluto i balordi aostani; rifaccio il percorso inverso e sono in stazione. Ma non ci sono treni fino all'indomani mattina; di dormire non c'è verso. Non so come ma riesco a ritornare a Domodossola il giovedì pomeriggio; Marina mi viene a prendere e quasi non mi riconosce da quanto faccio schifo e pena. Uno straccio, con due caviglie gonfie e livide perchè ho avuto la folle idea di recarmi al concerto con un paio di tennis All Star basse di colore beige. Non ripeterò mai più un simile errore!!!
Nata così, dal cuore come mio solito; ancor più di getto...SEAS OF CHEESE...
Ed è un dovere dedicarla a Marina ed al nostro "Diamante Grezzo".
Ad Maiora.
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