"Alea Iacta Est"
Ed è arrivato anche per me il fatidico, mi tremano le ginocchia.., momento della prima recensione su questo sito, scoperto quasi per caso solo pochi giorni fa (chiedo umilmente venia per questa mia imperdonabile mancanza).
A scanso di equivoci faccio una premessa, in modo tale che si possa forse capire meglio l'andamento della mia narrazione: sarà una vera e propria dichiarazione d'amore incondizionato nei confronti del gruppo e dell'album che rappresentano il vertice assoluto del mio lungo e complesso percorso musicale, iniziato nei primi anni ottanta. Un viaggio a ritroso nel tempo e nella mia memoria, sperando che essa mi sia fonte di aiuto nel rammentar. Detto questo, bando ad ulteriori inutili orpelli di introduzione e partiamo con la navigazione...nei mari di formaggio.
Per prima cosa voglio ringraziare Les, Larry e Tim (per gli amanti del gruppo e per completezza non cito apposta Mantia e Jay, gli altri due comunque ineccepibili batteristi che si sono avvicendati nella carriera del gruppo, perchè ritengo questa prima formazione inarrivabile), i quali con il passare degli anni e dopo centinaia di ascolti della loro ostica ed intricata, ma originale proposta, sono riusciti nel non facile compito di scalzare dal gota dei miei ascolti una triade di musicisti che giustamente ritenevo insuperabili; mi sto riferendo ai "Dire Straits", a "Bob Dylan" e ai "Pink Floyd" in rigoroso ordine alfabetico...immagino che già qualcuno storce la bocca e interrompe qui la lettura: libero di farlo...de gustibus ovviamente.
Sulla sua assurda copertina e sul titolo dell'opera in questione è già stato detto tutto ed il suo contrario; ci sono da anni due recensioni sul sito che descrivono bene a che cosa si riferisca. Aggiungo che quando usci l'opera e l'acquistai nel Maggio del 1991, mi rovinai la vista nel leggere e cercare di tradurre con il vocabolario i contorti testi vergati a mano con una calligrafia, mannaggia a te Les, per molti tratti incomprensibile. Miei carissimi lettori a quei tempi il traduttore Google ed internet erano un sogno.
Anche sui precedenti trascorsi musicali dei tre sono stati scritti numerosi articoli dei quali caldeggio la ricerca e la lettura (un piccolo aiutino tra colleghi: "Blind Illusion e Possessed"). Sulla perizia tecnica vale lo stesso discorso: Les bassista tecnicamente da me non descrivibile, anche perché non sono un musicista, non conosco una nota del pentagramma, non capisco una emerita mazza di tecnica; Il chitarrista Larry lo amo definire come un impazzito e assurdo incrocio tra Alex Lifeson dei "Rush" e Robert Fripp dei "King Crimson" ed è stato un allievo di un certo Joe Satriani (chiribbio..); cosa dire di personale del batterista Tim: ritmiche spezzate, cavalcate dall'incedere progressive che non danno respiro, tempi dispari a go-go (forse!!).
E veniamo a parlare del loro stile e delle loro influenze; una miscela di generi con pochi paragoni in tutto il mondo della musica: funk, metal, progressive, blues (malato), jazz-fusion, country, psichedelia (deviata). Nella loro irriverente ed ironica proposta possiamo trovare chiari elementi musicali riconducibili ai "Pink Floyd, Resident, Pere Ubu, Minutemen, George Clinton", più i due gruppi citati nella descrizione del suono del chitarrista ecc. ecc. Il tutto con la supervisione di un altro eclettico personaggino del mondo musicale, ovvero il defunto (doppio sigh) Frank Zappa.. e qui mi fermo un minuto per ricordare con commozione il genio di Baltimora.
Il buon Les ha messo d'accordo tutti i critici musicali, e non solo, che hanno perso anni della loro vita nell'inutile tentativo di catalogare con un unica definizione questa proposta così stramba e malata. Il funambolico bassista ha definito il suono del gruppo come "psychedelic-polka"... il cerchio del surreale si è così chiuso. L'album è una sorta di concept con dei testi mai banali e che si ricollegano allo stile musicale dei tre fenomeni da circo, descrivendo di personaggi reietti che vivono ai margini della società; folli racconti narrati con la voce da cartone animato vivente di Les
Al grido di "Primus sucks" (i Primus fanno schifo) l'album si snoda tra vorticosi giri di note in poco più di 45 minuti e 13 canzoni che non voglio analizzare con un track by track che ritengo io per primo inutile proprio per la complessità folle della materia in questione; mi farei catturare dal fascino sordido che tali canzoni hanno rappresentato nella mia lontana gioventù e potrei allungarmi all'infinito. Cito soltanto la penultima traccia "Fish on" quasi 8 minuti di catarsi sonora totale, di salite e discese vorticose, con un testo che è perfetto per descrivere la perversa mente dei nostri; tale meraviglia rappresenta per me il vertice assoluto dell'intera opera del gruppo. Chiudete gli occhi, fatevi guidare dalle emozioni come faccio io ogni volta che rimetto nel mio lettore cotanta roba e partite per il lungo viaggio...Poesia in musica... I numeri UNO e non poteva essere altrimenti con il geniale nome che portano. Siamo quasi giunti al termine...per i pochi che ancora resistono.
Tutto quello che è stato scritto è uscito dalla tastiera con il cuore in mano, guidato dalle emozioni e non dal cervello, senza curarmi di sicuri errori grammaticali o di punteggiatura (chiedo scusa ai redattori per il duro lavoro); e, cosa più importante, è tutta farina del mio sacco, venuta a galla con somma gioia: e la Pverità. Credetemi, e con questo non voglio giustificare le critiche che pioveranno a fiumi: preferisco una recensione come la mia, banale quanto volete, retrò, scritta da un nostalgico avanti con gli anni pieno di se', che fredde pagine di una vuotezza senza limiti, nere come la pece, inutili, un continuo copia incolla da internet come ho purtroppo dovuto constatare in rete (ovviamente non mi riferisco a Debaser dove tutti sono eccellenti penne....). Con questo non voglio insegnare niente a nessuno, ci mancherebbe, ma proprio per come la penso io sull'arte della musica poche altre volte mi rifarò vivo con una mia recensione...a questo punto qualcuno sarà certamente contento di questo ultimo mio pensiero. Continuerò soltanto a commentare i lavori che ritengo meritino, falso modesto, la mia attenzione. Questo è quanto, ma quanto ho scritto....!!!!!.......Prolisso..
Ho concluso (era ora); vi lascio con una mia annotazione ironica (che purtroppo manca troppo spesso sul Debasio).
"La recensione del De...Marga...fa schifo, ma i PRIMUS no"...ma è forse vero anche l'esatto contrario. A voi l'ardua sentenza.
Ad maiora....come diceva un professore dei miei trascorsi liceali recentemente scomparso....Sui bei tempi che furono.
Carico i commenti... con calma