Anno 1991. Il mondo del rock è messo a soqquadro dalla musica energica, grezza e disperata di un trio proveniente da Aberdeen nello stato di Washington.

Sempre 1991, sempre sul Pacifico ma qualche migliaio di km piu a sud, un altro power trio dimostra cosa si può realmente fare con basso chitarra e batteria quando si è dotati di idee (tante), ironia e una tecnica eccelsa messa al servizio delle canzoni.
Con Sailing the Seas of Cheese i Primus approdano ad una major per il loro secondo lavoro in studio dopo Frizzle Fry ed il live Suck on This, e smorzano l'approccio funky metal dei precedenti lavori per cercare un suono meno spigoloso.
Il risultato sono canzoni apparentemente piu fruibili benché sapientemente costruite; e proprio qui sta la forza dei Primus (e nella fattispecie del genio Claypool): riuscire a rendere irresistibili e perfino orecchiabili pezzi basati su un assurdo tapping (Jerry Was a Race Car Driver), marcette-filastrocca dall'incedere minaccioso (Here Come the Bastards), giri di basso apparentemente sconclusionati (Is It Luck?); senza contare che per American Life Les abbandona la sua vena goliardica e surreale per tracciare un impietoso ritratto del tanto decantato sogno americano.

L'album non conosce mai cadute di tono né tradisce esasperati tecnicismi fine a se stessi, annovera un featuring del calibro di Tom Waits che presta la voce in Tommy the Cat, brano negli anni diventato un classico, e dopo Fish On — dove grazie allo stupendo arpeggio iniziale pare anche a noi di essere nella San Pablo Bay a caccia del leggendario storione — si chiude con la divertente jam session Los Bastardos nella quale compaiono Primus passati presenti e futuri.

In definitiva questo album è forse l'apice della produzione del trio di San Francisco (produzione che tra l'altro si è sempre tenuta su alti livelli) e dopo 13 anni rimane sempre attuale; per quello che mi riguarda non mi sono ancora stancato di ascoltarlo.

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