Resurrection! Dopo tre lustri di estrema confusione, qualche buon prodotto (il funk religioso di "Rainbow children" su tutti), intuizioni malamente sfruttate (il prolisso "Emancipation") e molti passi falsi, Prince può legittimamente riappropriasi del titolo che è stato suo per tutti gli anni '80: quello di genio. 3121 non è SOLO il disco più bello di Prince da molti anni a questa parte ma è ANCHE uno dei migliori dischi nella carriera di Prince.

Questo non è uno dei tanti comeback di star imbolsite spacciati per capolavori (succede puntualmente per ogni nuova uscita di Springsteen, Gabriel, da noi per De Gregori). No, questo è 100% Prince, a partire dalla title track, un funk elettronico dominato dalle tastiere (sembra di ascoltare il Dr. Fink di Dirty Mind) in cui torna la voce stridula di Camille (ricordate "If I Was Your Girlfriend"?). L'up-tempo di "Lolita" è un pop orecchiabile e addictive, ma sono tre i pezzi che fanno la differenza: "Satisfied", un R&B d'altri tempi cantato in falsetto e sostenuto da una sezione fiati da paura; il funky atipico di "Love" dove la bella linea del synth incontra la chitarra ritmica; "Get on The Boat", funky che deraglia in jam session, impreziosita dal sax di Maceo Parker e dalle percussioni di Sheila E.

Il resto del pacchetto si mantiene ampiamente al di sopra di quanto passa il convento musicale al giorno d'oggi (parlo ovviamente di mainstream). I testi sono un po' deboli, ma questo fa parte della censura che Prince si è autoimposto: per uno che si è nutrito di arte e di provocazione, restare ligio ai dettami dei testimoni di Geova è un bel sacrificio e i risultati "in termini di scrittura" si vedono. Per fortuna che in Italia l'inglese non lo capisce quasi nessuno, sicché la lacuna appare secondaria! Il disco è suonato da paura e la produzione è impeccabile, peccato che gli assoli di chitarra (come nel live One Nite Alone si sente l'influenza di Carlos Santana) siano ridotti ai minumi termini: dominano invece le tastiere e il trattamento della voce, che in alcuni momenti, soprattutto quando viene utilizzato il vocoder, sembra un po' datato. Ma diciamo retrò che fa più chic.

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