Spippolando su Debaser mi sono accorto che manca la recensione di questo gran bel disco. Cerco di provvedere; premetto che sono un fan assoluto di Prince, ho ascoltato appassionatamente tutta la sua discografia e l'ho visto svariate volte dal vivo facendomi discrete pettate in treno anche in terra straniera. Questo per avvertire che forse sarò poco obiettivo, ma comunque abbastanza informato sui fatti..
Prince pubblica "Around the world in a day" l'anno successivo del suo clamoroso successo con "Purple rain", gli states sono in delirio, la gente spera di riconoscere nel nuovo disco gli ingredienti del successo del precedente (Chitarroni sparati, ballate sentimentali e sensualissimi funky-rock), ma si ritrova in mano un oggetto che rimescola e stravolge tutti gli ingredienti. Prince tira fuori un pop psichedelico (che ritroveremo raramente in futuro), una ricercatezza e nei contenuti e una complessità compositiva che spiazza tutti. Il disco è un flop commerciale, e si iniziano ad intravedere le prime avvisaglie del rapporto tormentato di prince avrà in futuro con il mainstream. A mio avviso comunque è bellissimo, e proprio in quella sua eccentricità sta il suo valore sperimentale e di ricerca.
L'album si apre con la title track, lenta, acustica, arabeggiante, una ambientazione spiazzante e affascinante, soprattutto confrontata con l'apertura del disco precedente ("Let's go crazy"): prince ci tiene a far capire subito che qui siamo su un altro pianete. Il pezzo è un gioco raffinato e intellettuale, ma nel suo codazzo psichedelico ("all the little baby, sing around the world") torna a fare capolino la fisicità di prince ("I think I wanna dance.."), dal vivo se la balla alla grande davvero! "Paisley Park" è un primo manifesto del disco, una ballata rock psichedelica un po' anni '60 (si dice che il nostro sia ispirato in egual misura dai Beatles e da James Brown, mica male se consideriamo che era l'85 e il crossover non esisteva). Molto carina, una melodia dolce infantile. A questo punto Prince prende un'altra tangente, infilando una lunga introduzione strumentale raffinatissima ed eccellente per la ballata "Condition of the heart", il pezzo è un po' lungo (quasi 7 min.) ma è dolcissimo, parla delle pene dell'amore non corrisposto con immagini tutt'altro che banali (ricordo che è di questo periodo la composizione da parte sua di "Nothing compares to you"!). Da notare: ancora nessuna traccia di sesso e trasgressioni.
"Raspberry beret": che dire, è in assoluto tra i miei pezzi preferiti di tutta la sua discografia. Ballata pop psichedelica, melodia beatlesiana, la canzone scorre perfetta nei suoi passaggi e in centinaia di ascolti non annoia mai, ha la forza dei grandi classici del pop (azzardo: Beatles!) anche se tutto ciò non è stato decretato dal successo come altri pezzi del nostro ("Purple Rain", "Kiss"). Di per contro a questo punto casca un pezzo ("Tamborine") che è uno dei pochi che veramente non riesco ad apprezzare, è un funky eccentrico e isterico, dove ritorna a fare capolino il prince un po' schizzato (tipo "gatto stretto all'uscio", come si dice dalle mie parti); il pezzo si infila dopo un inizio talmente sognante che è come una sveglia, che infatti introduce un lato B piuttoso diverso. "America" è un buon funky rock, tirato e con un testo politico (a volte ci prova..) un po' confuso come spesso sono i suoi testi quando tratta questi argomenti. Andiamo avanti: "Pop life", bella, bella, bella, originalissima. Un pezzo che nessun altro oltre Prince avrebbe potuto scrivere; Prince inoltre fa outing con un testo veramente intelligente e brillante, mettendo a nudo le storture di una vita "Pop".
"The ladder": epica ballata religiosa con parabole simil-bibliche; il pezzo ha a mio avviso la potenza emotiva di "Purple Rain", ma non parlando d'amore, ma di fede, perde l'attrattiva del grande pubblico. Il finale come spesso succede nei suoi dischi, spiazza tutto il disco. Infatti, dopo che ci eravamo quasi scordati il Prince perverso e sessuale dei dischi precedenti, torna a sconvolgere i baciapile con tutta la sua carica erotica in questo blues elettrico: "Tentation"; dove, dopo uno sfoggio sfacciato di peccati, trova il tempo nel codazzo psichedelico, di dialogare con Dio in persona, sfidarlo, essere punito, chiedere perdono ed essere assolto, fino al suo viaggio verso chissà dove ("I have to go now, and I don't know when I return.... good bye...."). Prince tornerà eccome, sparando un trittico di album nella seconda metà degli anmni 80 che sconvolgeranno la moderna musica nera e decreteranno prince come uno dei più grandi autori di musica pop.
Era la mia prima recensione, spero di non essere stato troppo prolisso o pomposo, ma la mia passione per la musica e per Prince sono grandi, e quindi mi faccio un po' trascinare. Finisco con un discorso che tengo a fare perchè mi preme molto (la potenza del mainstream), ed è un argomento di cui se ne parla veramente poco, dando per scontato che non ci si possa far nulla. Sicuramente un sito come questo è un ottimo contributo per la libera circolazione delle idee.
Concordo con chi ha scritto su debaser che Prince è oggetto di una clamorosa rimozione. E' vero! questo ci dà l'idea di quanto siano potenti le case discografiche. A prescindere dai pregi e difetti del personaggio, la sua imprevedibilità e libertà artistica non piace al mercato, quando poi si è messo in guerra aperta con il mainstream è stata la sua tomba commerciale, basti raccontare questi fatti (che quasi nessuno degli addetti ai lavori racconta purtroppo): Prince ha pubblicato diversi dischi su internet (jazz funky ecc. come "Chocolate invasion" "Slaughterhouse" "News" e, in un primo momento, anche "The Rainbow children"). Album nè meglio nè peggio dei precedenti o dei successivi, solo nuove testimonianze del suo momento artistico. Questi album sono stati completamente ignorati, non recensiti, non esistevano nelle radio, nelle televisioni, nei giornali! Solo quando ha riniziato a pubblicare con le major ("The Rainbow children" un anno dopo, "Musicology", "3121"), e la sua battaglia (persa) era terminata tutti i giornalisti si sono risvegliati, strillando al "ritorno" del genio (mai andato via) e recensendo compatti ad ogni uscita il "miglior" disco di Prince da 10 anni! Siamo di fronte secondo me a prove di quanto tutto il sistema giornalistico sia pilotato dai poteri economici (e ciò chiaramente non vale solo per prince), e qui il mio sfogo si chiude, scusate.
Grazie, spero che apprezziate l'impegno e ciao a tutti
Emiliano
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