1988. E’ l’anno cruciale per Prince; il successo raggiunto dai tre album incisi con i Revolution e con l’ultimo Sign O’ The Times l’ha trasformato nella più grande pop(rock?)star del decennio assieme a Michael Jackson e Madonna, ma a differenza di questi ultimi il favore non viene prevalentemente dal pubblico ma anche dalla critica che ne riconosce la maggiore (e indubbia) statura musicale. Ma Prince è una star anomala e geniale (quindi senza regole), ed incurante di qualsiasi risvolto commerciale eccolo annunciare, a pochi mesi dall’ uscita di Sign O’ The Times, un nuovo album dalla copertina completamente nera, senza titolo ufficiale e nessun riferimento alle canzoni contenute, è il fantomatico Black Album che vorrebbe essere la sua “risposta funk” al White Album dei Beatles. E’ tutto pronto, la Warner Bros (seppur titubante per l’ insolita scelta del nostro) è in attesa dell’ennesimo successo quando a poche settimane dall’uscita (alcune copie erano già state distribuite) Prince blocca tutto il progetto, non vuole turbare i suoi fans con un album troppo cupo nei contenuti e musicalmente… sarà l’inizio delle discordie (e della successiva guerra) tra lui e la Warner, accentuata dal fatto che l’album scelto per rimpiazzare il Black Album non otterrà (soprattutto negli USA) il successo sperato.
E’ appunto il maggio dell’88 quando Lovesexy vede la luce, e a testimoniare il ripensamento di Prince quanto a contenuti e colori non c’è solo il titolo dell’album ma anche la sua famosa copertina: il nero totale è rimpiazzato da colori pastello, lui è nudo, adagiato tra petali di iris e lilium in posa da diva maliziosa… è il kitsch allo stato puro, il risultato è quantomeno spiazzante e imbarazzante (forse neanche il Bowie più glam aveva osato tanto) ed è soprattutto scandalo, tanto che alcuni negozi americani si rifiuteranno persino di vendere il disco. Insuccesso o meno, è innegabile che Lovesexy sia uno degli album più sorprendenti e fantasiosi (pur nella sua omogeneità) del nostro. Il distacco dai lavori precedenti è piuttosto marcato, lo stile predominante è il funky più limpido e festaiolo (con i primi accenni di hip-hop) e soprattutto si tratta di un disco compatto che suona quasi come un concept, e in cui i brani sono uniti l'uno all’altro in un'unica, lunga traccia. La maggior parte dei brani è caratterizzata da un amalgama sonoro in cui a farla da padrone sono un effluvio di fiati, le percussioni della bravissima Sheila E. e un'incalzante drum machine, le tastiere solenni e l’immancabile chitarra funk di Prince che stavolta si divide i "vocals" con la sua nuova musa, la sensualissima Cat. E’ quindi una sorta di festa sonora che si snoda dall’apertura di “Eye No” all’altrettanto pimpante title-track, passando per la più rockeggiante “Glam Slam e “Alphabet St.” unico grande successo estratto dall’album. Più pacate sono la dark-ballad “Anna Stesia” (uno dei suoi pezzi più conturbanti) e la sessualissima, seppur romantica, “When 2 r In Love” (unico residuo del Black Album) che sfocia nella filastrocca paradisiaca (di nome e di fatto) di “I Wish U Heaven”, neanche 3 minuti di purissimo pop. Anche stavolta però, Prince non rinuncia a sperimentare e quello che si sente nell’ aggressiva “Dance On” ha quasi dell’incredibile, siamo alla fine degli anni '80 e Prince crea già qualcosa che non si discosta troppo dal drum’n’bass di quasi 10 anni dopo! A chiudere le danze c’è infine l’altrettanto strana “Positivity” una sorta di lungo sabba al rallentatore diviso tra pulsazioni tribali e nervosisimi metropolitani, il tutto condito da suoni della natura e voci paradisiache…
Insomma con questo (spesso sottovalutato) lavoro, Prince chiude nel migliore dei modi il suo periodo di maggiore ispirazione e getta le basi per quello che sarà il suo nuovo sound durante il corso degli anni '90, sebbene solo di rado sarà in grado di mantenere tale freschezza e ispirazione… se non vi vergognate della copertina (è dura lo so!) correte a comprarlo.
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