Di gruppi "Post Metal" che affollano il mercato musicale ce ne sono davvero molti, ma ben pochi sono quelli che riescono davvero a realizzare materiale di ottima caratura. È il caso dei "Process Of Guilt", che con il loro "Faemin" sono riusciti a mettere così tanto veleno e tensione da incubo nelle composizioni da non poter fare a meno di essere conquistati. La "Tracklist" ha un sacco di riff ronzanti coinvolti, il tutto a un' andatura lenta ma con passaggi di tensione e atmosfera inaudita . "Harvest" e la "Title Track" sono pezzi un po' più diretti, con riff aggressivi e cupi , ma mai troppo cervellotici. Al contrario, "Cleanse" è più "morbida" per gran parte della sua durata, ma poi costruisce un pesante e martellante riff che mantiene in qualche modo lo stesso senso di terrore. Menzione speciale per l'episodio migliore del "Platter", ovvero la meravigliosa "Blindfold", la quale riuscirà a infiammare la vostra anima rimanendo inermi ed assuefatti da essa. Un altro punto che si aggiunge alle cose positive è la produzione allo stesso tempo chiara e cruda. Le chitarre e il basso hanno un ronzio di macinazione, mentre la batteria è più tribale e rude rispetto al passato. Un plauso particolare va alla potente voce di "Hugo Santos", il cui timbro influisce a dare all'opera un impatto ancora superiore. Un cantante più debole avrebbe completamente rovinato l'intera esperienza di ascolto. In conclusione "Faemin" è un disco dai pochissimi punti deboli, che vi trascinerà per tutta la sua durata in un oblio dal quale sarà difficile ritornare.

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