Ci sta qualche cosa in questo disco che mi fa pensare a opere letterarie come "The Naked Lunch" oppure "Under the Volcano" di Malcolm Lowry: una sensazione di completo straniamento dalla realtà circostante e la visione di immagini impazzite che si susseguono all'interno della mente in una sequenza che appare priva di senso temporale e logica. Se poi però metti assieme tutte queste tessere, queste diapositive alla fine scopri che formano un unico grande piano che poi sarebbe l'uomo. Il genere umano. Chiaramente Noah Anthony (Night Burger, Social Junk, Form a Log) aka Profligate con il suo ultimo LP ("Somewhere Else", Wharf Cat Records) non propone sicuramente la soluzione a questo puzzle, che può essere al limite interpretato con cognizione di causa solo da una scienza come la psicoanalisi, ma allo stesso modo che una complessa opera letteraria carica di allucinazioni visive e astratte, qui propone sette composizioni di elettronica minimale sintetica considerabili come rappresentazioni psicotiche espresse in maniera criptica e poetica e con interpretazionoi vocali viscerali e profondamente espressive.

Molto interessante del resto per quanto riguarda proprio l'aspetto letterario e la scrittura dei testi, la rinnovata collaborazione con la scrittrice e autrice Elaine Kahn, che qui è effettivamente più che una collaboratrice, ma parte a tempo pieno del progetto e oltre che scrivere presta anche la propria interpretazione vocale in tracce come "Enlist", "Black Plate" e "Needle In Your Lip"... Va detto inoltre che il suo stile interpretativo in qualche maniera solenne e fatalista, quasi glaciale, essenziale, contrasta in un set di composizioni comunque molto affini tra di loro e in ogni caso caratterizzate dalla tipica formula dubstep e drum & bass accompagnata da impazzimenti noise e trance sintetiche techno e circolari giri di basso, con quella che è la potenza espressiva di Noah, che si incastra alla perfezione nel micro-mondo artificiale costruito dalle sue composizioni e che in questo modo ricorda i momenti migliori di Jamie Stewart (senza raggiungere quel pathos eccessivo Xiu Xiu) oppure i fantasmi elettrici di Freddy Ruppert aka Former Ghosts, fino alla lezione di grandi maestri come Gary Numan e John Foxx.

"Somewhere Else" è un disco apparentemente freddo ma in cui le sensazioni che vengono trasmesse in una specie di continui flash di immagini visive, acquisiscono sempre più una certa nitidezza e colorazione fino a essere messe completamente a fuoco. Per quanto mi riguarda una bella nuova scoperta e che, ciascuno con le reciproche attitudini e nel rispetto delle relative differenze, fa il paio con il ritorno di Matt Elliott aka The Third Eye Foundation, confermando il buon momento per la musica sintetica minimale.

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