Archiviate le collaborazioni con Al Jourgensen e Glen Danzig, Tommy Victor, frontman e unico superstite dell’originario trio newyorkese, assolda due nuovi rudi maniscalchi per iniettare nuova linfa all’arrugginito forcone: il barbagianni Tony Campos (Static X, Asesino, Quartetto Cetra) al basso e il batterista Puertoricano Alexei Rodriguez (Nicola Di Bari, 3 Inches Of Blood, Walls Of Jericho), percuotono i relativi badili con lucida veemenza, risultando agresti comprimari all’interno del nuovo album.

Il corposo post-thrash tirato a lucido dalle moderate inflessioni wave/hardcore che traspira dai nuovi undici brandelli rimanda a più riprese ai momenti più congrui partoriti oramai eoni fa: l’ectoplasma del mezzo-capolavoro “Beg To Differ” s'aggira minaccioso più di ogni altro in questa fase. Sbobba per nostalgici col cranio puntellato di chiodi cromati.

Per inaugurare il nuovo corso ci si affida a un siderurgico trittico d’apertura dal diversificato impatto ma dai riconoscibili connotati: lo spesso strato di chitarre imbizzarrite trademark del nostro viene innestato su atletiche ritmiche a rotta di colon ergo alla abituale voce maschia di Mr.Victor ripiombandoci, nel breve volgere d’una decina di minuti, ad una prorompente versione 2.0 dell’epopea metallizzata risalente al secolo scorso.

Come immaginabile non tutto il disco propugna la rovente freschezza dell’incipit: qualche laterale episodio thrash-bubblegum, con tanto di tamburello basco a colorire il tutto, non deprime comunque più del dovuto il certosino lavoro d’uncinetto e incudine dei tre gentlemen della Big Apple.

Ergo, UH!

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