Questa volta non inizierò cristonando contro il mondo e il music buiseness che mette in secondo piano le release più promettenti: la band in questione è un side project di alcuni membri dei Dying Fetus, che è già un gruppo underground. Non stupisce quindi che sia totalmente sconosciuta, né aveva le pretese di farsi conoscere. Questo cd porta gli evidenti segni dello stile della suddetta band Newyorchese sia nel song writing che, ovviamente nella voce: molto personale (anche se dalla discutibile gradevolezza) la voce fangosa di Gallagher alternato da un altro sconosciuto cantante che intervalla il growling del suo illustre Mentore con dei buoni scream. I chitarristi svolgono un lavoro eccezionale per potenza e perizia e si esibiscono perfino in arpeggi melodici all’ inizio dell’ opener “Core Of Depression” e all’ inizio della conclusiva “Prophecy” .
Le otto tracce sono strutturate apposta per colpire al cuore ogni fan del Brutal Death: come non lasciarsi trasportare dalla violenza pura prodotta da questo cd?Infatti le canzoni sono molto coinvolgenti, piene di stop and go, interruzioni, cambi di tempo che fanno sfociare le parti più tirate in funerei rallentamenti. I ritmi tuttavia si discostano parecchio dai canoni del genere e accanto ai classici blast beats, troviamo dei passaggi molto personali e intricati. Il lavoro svolto dai chitarristi è impeccabile e ci offre, oltre ad un sacco di ottimi riff nuovi di zecca, dei begli assoli che ci fanno fare un salto indietro ai primi anni ’ 90, quando il Death era all’ apice. Tutto il disco è inoltre permeato da quelle influenze leggermente punkeggianti che caratterizzano gli ultimi Dying Fetus: insomma, il complesso risulta un po’ meno oppressivo e oscuro di altri lavori del genere, ma ne guadagna in aggressività e in originalità. Mi sembra soprattutto che Gallagher e compagni siano qui più creativi e, liberi dalla nomea del loro gruppo di origine (che li obbliga a rimanere ancorati a un certo stile per non deludere i fan), si lascino un pochino più andare: da un lato ricercano il Brutal degli esordi mentre dall’altro si concedono delle parti melodiche condendo il tutto con l’ immediatezza tipicamente punk di cui sopra.
In poche parole questo gruppo di anonimi musicisti ha risolto i suoi problemi assoldando nelle sue fila mezzi Dying Fetus e, così facendo, hanno garantito la qualità ai loro lavori. Forti delle grandi doti di questi ragazzi, i Prophecy fanno quello che vogliono; scrivono testi incomprensibili, inseriscono pezzi pseudo acustici, e sfornano un prodotto di grande classe, tanto potente e distruttivo quanto ben suonato e composto (molto curata anche la produzione). Certamente avere nel proprio organico personaggi di questo calibro aiuta: gruppi come questo rilanciano l’ underground come un terreno fecondo e tutto da scoprire.
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