Questa recensione ha prima di tutto un valore affettivo. Si parla della metà degli anni 90, e il vostro affezionatissimo ha poco più (o poco meno) dell'età necessaria a tenere un motorino allineato e portarlo a scorazzare qua e là.
Altresì si narra di primi viaggi fuori dall'Italia, e di prime scorribande notturne, a sfiorare l'asfalto e sfidare la strada. Le radio non trasmettono un cazzo di buono, impazza la commerciale metà anni 90 stile "Scatman john", l'Italia ha perso ai rigori una finale disputata col sole a picco in quel di Pasadena e nelle nostre piccole menti risuona il bisogno di sentirsi qualcosa, qualcuno. A volte torniamo a casa a quattro piedi. A volte abbiamo solo paura di puzzare di alcol o di fumo. A volte smezziamo anche il più piccolo residuo di lira in tascaper poter mangiarne e berne tutti, possibilmente più del necessario. Ma torniamo alle radio.
È l'era dei primi computer, e dei primi Napsteraggi di cui ci riteniamo i pionieri, non conosco e non compro se non trovo lì. E tra le scuole cominciano a girare nomi noti, e poi si saprà che quel periodo fu irripetibile. Spesso i nostri lettorini cd suonano l'unplugged in New York dei Nirvana, mentre già fioriscono esperti musicali di ogni foggia che cominciano a consigliarci i loro prodotti più recenti e anche meno, e qualcuno parla di un Flusso Rosa (ma che nome di merda, sto Pink Floyd, sa di finocchio) e qualcuno dei Queen, altri degli Smashing Pumpkins, qualcuno la smena con gli Articolo 31, o lo si trova in un angolo, occhiali scurie maglietta a tono, a fraccarsi i timpani con i Maiden, o ad addolcirseli con i Cure. Intanto alle tv c'è subbuglio, qualcuno ha deciso che debba esistere il video musicale, e che lo si possa vedere 24 ore su 24.
È in questo contesto che le nostre giovani orecchie, maltrattate dal desiderio adolescenziale di stare un pò fuori vengono definitivamente uccise dal suono dei Prozac+, e del loro album (che non vorrei dire una vaccata, non è d'esordio.. mi pare ce ne fosse un altro prima, con una canzone sulle pasticche). È 'Acido Acida', è un inno generazionale, è una merendina buona ma inflazionata, è un Kinder fetta al latte del cazzo che ti spari per la fame "chimica".
La musica è palesemente semplice, è quello che di megliopossiamo sopportare per non impegnare troppo i nostri cervelli e nel contempo non lobotomizzarli del tutto evitando l'infausta commerciale delle discoteche che mal frequentiamo. I testi ci fanno sorridere, ci fanno stare anche inquietia volte, ci danno l'occasione per soprannominare i nostriamici ora "ics", ora "betty tossica", e per darci un idea su come e dove vorremmo essere, e a qualcuno permettonodi darsi un tono da alternativo, a qualcun'altro di darselo da fattone. Disco a cui volere bene se lo si conosceva già, assolutamente impresentabile ora a qualsivoglia soggettodi qualunque età.
Ma chi trova qualche punto di accordo/ricordo con il mio racconto di cui sopra, già sarà con il cd su a ripensare al profumo strano di quella metà degli anni 90.
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