C'era una volta, in Norvegia, una catapecchia di cui tutti avevano paura. Essa era come racchiusa da una bella gabbietta con sbarre di rabbia e un lucchetto di collera, e sul suo padrone circolavano le voci più disparate. Perfino l'atmosfera natalizia ne risultava turbata, e le gole garrule dei fanciulli festanti si strozzavano solo a vederla. C'era come una cappa di mistero e di esoterismo, e al centro di questa cappa, chino sul suo tavolino, stava un uomo noto come Papirmøllen. Eccelso intellettuale anarcocomunista, versato nelle arti del Trivio ma non in quelle del Quadrivio, egli era l'anima e il cuore del progetto "Parlamentarisk Sodomi", dal mitico motto "fuck all the systems at the same time!", terrore dei corrotti, della gente di ghiaccio e dei benpensanti. Usciva dalla sua catapecchia solo di rado, e solo per lanciare contro i politici dildo (per le signore) e paginoni di puledre playboyane (per i signori). Questo era causa di vergogna e disonore; più volte tentarono di esiliarlo in Italia, dove i suoi "omaggi", tra l'altro, avrebbero riscosso molto più successo, ma non vi riuscirono mai.

Tuttavia, un brutto giorno, mentre si trovava a Trondheim per bombardare una nota esponente politica locale con giocattolini bananiformi, il tessuto spazio-temporale si squarciò, e Papirmøllen venne catapultato nella frontiera finale di ironmaideniana memoria, A.D. 2015. Si costruì un'altra catapecchia e iniziò a comporre la musica del futuro sfruttando le nuove tecnologie, mascherandosi dietro al nome di "Psudoku", per indicare come la sua natura fosse diventata simile a un famoso giochino rompiballe reinterpretato in chiave psicotica. 

Il risultato fu- o meglio, sarà- "Space Grind", un dischetto che è tutto riassunto nel titolo: Grindcore da un iperuranio spaziale. Volete che ve lo descriva meglio? Che sia più pregnante? Provate a pensare a degli Atheist strizzati in formato Grind con qualche sporadico accento meshugghiano. 18 tracce in 29 minuti, secondo la miglior tradizione napalmdeathiana, growl e urla di porci alieni scannati usate come mera interpunzione, maiuscole e numeri buttati nei titoli astroanomali alla cazzo di cane, ma che probabilmente in un futuro prossimo avranno un significato ora precluso. Un concentrato pulsaristico che, manco a dirlo, risulta del tutto insulso se non viene sparato tutto d'un fiato e al massimo volume, prima del finale degno di una sagra di paese sotto LSD. Insomma, se siete di quelli che "tanto il Grindcore è sempre quello", buttateci un orecchio. Se non lo siete, buttateci l'altro.

Ora la catapecchia norvegese è vuota, ma i bambini ammirano estasiati l'aurora boreale che la circonda. L'aurora è in realtà il flusso musicale che Papirmøllen sta inviando, sperando, un giorno, di tornare. 

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