"Il tempo scorre lungo i bordi"
Fluisce come un invisibile torrente atmosferico fatto di vortici e correnti, lambendo i selciati, levigando i sassi che lastricano le vie massicciate, smussando e lucidando di eterno le colonne dei Templi… riempiendo di silenziosi dialoghi gli anfiteatri deserti.
Dov'è acqua, dove non lo è, dove è cielo, terra, mare, dove c'è sabbia e deserto che raccoglie le grida del tempo, dove gli alberi urlanti un tempo ora senza foglie rilucono di brina che riposa sui rami invernali…
"Non esiste alba, abbastanza chiara, non esiste notte, abbastanza scura, non esiste luce che possa illuminarmi, non esiste sguardo che possa ferirmi, tutto è dentro me" (Detonazione)
Come ogni traccia depositata dal mondo che entra in noi in uno spiraglio percettivo come un battito di ciglia, racchiude il mondo, che noi come il suo teatrale confine, racchiudiamo, e accogliamo per sempre. Anche questa è la "storia di un fenomeno psichico". Noi ne siamo la Rappresentazione e l'Ambiente.
Interpellati sul nome anni or sono i Guerrieri Psichici affermarono che si tratta di un gioco linguistico, un contrasto concettuale voluto tra due termini antitetici, come a dire che la guerra è virtuale, come lo è la simulazione della realtà, essendo invece "Gaia" nome dagli infiniti significati: basti ricordare quello attribuito da Isaac Asimov nella Quadrilogia della Fondazione: un mondo vivente, in cui ogni elemento, anche un muro, un organismo vegetale, una roccia sono dotati di una "coscienza infinitesimale", partecipe cioè (in senso quasi-Jungiano) di una (presunta) coscienza universale. Idea affascinante, che deve aver segnato la fervida immaginazione di Reinier Brekelmans, Joris Hilckmann e Reinier Van den Broek. Tema portante dell'intera Opera di questo trio olandese, dispiegatasi in due albums, due mega-mixes e vari singoli, è infatti l'Intelligenza Artificiale, la Realtà Virtuale, la Fisica del Cosmo… in un certo senso possiamo parlare di Concept Art Elettronica a tema scientifico. Più in senso stretto siamo di fronte a Musica che se non fosse per l'esistenza di un diaframma tra l'"alto" e il "basso" (nel senso della verticalità che la Cultura attuale attribuisce a tali termini) potremmo tranquillamente definire "Classica". Come lo è la musica sperimentale sinfonica o polisinfonica di Eric Satie, Karlheinz Stockhausen e altri Compositori contemporanei. Duplice significato di questa raccolta che documenta attraverso i vari EP e riletture di queste composizioni la carriera del gruppo.
Se "Ov The Maenad" stabilisce la scansione ritmica tipica, austera e interagente con una dimensione ambientale cangiante, quasi un "alone" che circonda un tunnel o un mono-binario in un moto lineare, "Challenge (Kala mix)" invece, svela il lato meno convenzionale e più inusitato dell'Arte Sonica di questo trio: l'ambient music re-interpretata alla luce della loro geniale creatività. La stessa della "Music for Airports" di Brian Eno, più sottilmente inquietante: sembra infatti in via associativa di vedere e sentire un cielo plumbeo e minaccioso, e vortici di vento e foglie che preludono a un uragano. Le folate e i fulmini sono immagini prodotte per effetto di interferenze elettroniche. "Exit 23", riproposta in tre versioni è la traccia che si può forse considerare il vero "hit" dell'intera loro produzione codifica i canoni o meglio ne fissa momentaneamente alcune coordinate, mentre "The Valley", rilettura enciclopedica di decenni di Pop e Musica in tutte le sue declinazioni, raccoglie reminescenze space pinkfloydiane alla "Interstellar Overdrive" che ci accompagnano ai "Cancelli dell'Alba": psichedelia come sguardo introspettivo in profondità abissali, prodotta dalla giustapposizione di loops infiniti, trasparenti, multidimensionali. Forse, dal momento che la Storia è continuità e cambiamento, non è nemmeno più Musica Classica, forse è qualcosa che va oltre, che le stesse tecnologie che mette tematicamente in scena consentono di realizzare, perdendo qualcosa da un lato e acquisendo qualcosa di nuovo sulla sponda opposta: l'approdo ideale di queste Musiche o lo spaccato delle nuove forme d'Arte che lascia intuire.
"Con la musica ambient si realizza una rivoluzione copernicana: se nel Rock, o nel Pop, la forma-canzone era posta al centro della scena, qui è come se il suono si sciogliesse nell'ambiente, che di quella scena diviene appunto il principale protagonista".
Le composizioni tratte da "Ov Biospheres and Sacred Grooves" rendono assai bene l'idea: è stato detto a proposito di una nuova frontiera interattiva della Musica "ciò che intercorre tra la Musica tradizionale e la Musica Ambient è paragonabile a due differenti contesti: con le tradizionali forme musicali è come se si compisse un viaggio in treno, con un percorso bidimensionale; nell'Elettronica Interattiva e Virtuale è come se ci si trovasse all'interno di un'acquario: ogni punto di osservazione diviene il centro assoluto del mondo".
Si è poi detto che la Musica Sinfonica, o Polisinfonica, che siano gi sperimentalismi pianistici e strumentali di Claude Debussy o le maestose partiture barocche di Johan Sebastian Bach, ha una caratteristica centrale: la grandiosità degli scenari rappresentati, il sincretismo cosmico dell'interazione dialogica tra strumenti orchestrali smuove emozioni profonde, estatiche, sublimanti ma "è senza memoria"; diversamente, la "canzone, contenitore mobile e nobile" (Ivano Fossati) è legata al ricordo, è riempita di contenuti personali nella misura della sua stessa immediatezza comunicativa.
Perché è così difficile (a volte) l'ascolto di queste musiche, perché così spiazzante l'effetto? Perché è al tempo stesso così "difficile" (per chi scrive, ovviamente) l'ascolto di Richard Wagner o Beethoven (partendo dalla stessa distanza che separa tali opere dal centro Rock e delle musiche più vicine)? La risposta chi scrive, non ce l'ha. Posso tuttavia azzardare un parallelismo quasi blasfemo, rifacendomi ad un commento estremamente lucido "l'ascolto di queste musiche produsse ondate di estasi collettiva". Nella dimensione live, i PWOG raggiungevano una dimensione "altra", è come se infrangessero delle invisibili barriere spazio-temporali "aggiungendo" una sorta di "quarta dimensione" allo spazio. Estasi, sublime, grandiosità sono termini che suonano in modo assai simile a quanto detto a proposito delle "sacre sinfonie del tempo".
In ultima analisi, la tesi di chi scrive (anche se non condivisibile, perché appunto è limitata al mio angolo di osservazione) è che PWOG, estremamente influenti nello sviluppo della techno-trance degli ultimi due decenni (e non solo), e della Musica Elettronica tout-court, da Polygon Window (Richard James) a Biosphere, The Future Sound of London, et infinite others… è, semplicemente, l'equivalente nel 21esimo secolo di quello che nei secoli precedenti fu chimato Musica Classica. Manca per ora, la storicizzazione di aspetti formali e artistici. Ma verrà ricordata come tale.
La più suggestiva immagine è quella del vascello sull'oceano: "la musica dai primordi ad oggi è come un'isola, un continente, un vascello sull'oceano, galleggiante e riconoscibile alla sua superficie… con la musica ambient, e i nuovi suoni è come se il vascello si sciogliesse per scomparire nell'oceano, divenendone parte, e lasciando quale simulacro della sua esistenza passata solo dei bagliori soffusi".
Non so se l'ascolto del remix di "Kraak" da parte dei Coil posto in chiusura di questa collezione permetterà un riconoscimento in tali concetti, ma resta il fatto che "History Ovf Psyckick Phenomenon" è documento e monumento. Di una Musica, dell'Arte geniale e creativa dei suoi inventori a tale materia applicata e di queste raffinate, cangianti, geometriche sculture d'aria che il fluire del tempo renderà ancora più, e per sempre, nitide e cristalline. Sino a scomparire, come una veste di sabbia da una civiltà sommersa lasciandole, appunto, senza tempo.
PWOG: la frontiera scomparsa.
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