Geniali, estrosi, bizzarri, funambolici…
Quale termine per descrivere al meglio quel “power trio” che da anni regala ad ascoltatori eccentrici perle di disumanità chiamato Psychofagist?! Io mi limiterei semplicemente a definirli fuori da ogni schema logico, ma forse sarebbe riduttivo. Perché quando ti trovi ad avere a che fare con un loro nuovo lavoro non sai mai cosa ti aspetta, affiora quel classico punto di domanda sopra la testa che per chi li conosce è qualcosa di davvero intrigante.
Bene, cosa ci ha regalato il combo novarese in questo mesto 2013? L’ennesima prova di eccentricità, non c’è dubbio. Dopo “Il secondo tragico” (forse la produzione più “grind” oriented della loro discografia) - e un periodo di religioso silenzio discografico - Duca Conte e soci si sono divertiti a giocare con split e 7”, mettendo al tappeto nomi illustri (vedi il mini con i polacchi Antigama) e portando avanti un percorso stilistico innovativo e sempre tendente all’estremo. A che pro?! Soddisfazione personale innanzitutto, pur parlando di una band lontana anni luce dal termine easy listening i Psychofagist sono un collettivo di musicisti con l’iniziale maiuscola, grandi conoscitori di musica e tecnicamente eccelsi. Anni passati sui palchi di tutta Europa e produzioni ormai dimenticate (chi se lo ricorda il disco omonimo del 2004?) hanno portato questo gruppo a essere una sorta di riferimento per una certa frangia di ascoltatori, che oggi si ritrovano tra le mani un piccolo gioiello il cui titolo è una sorta di “tributo” ai Depeche Mode: “Songs Of Faint And Distortion”.
La prima cosa che salta all’occhio è una: il trio ha finalmente dato un seguito discografico a “Il secondo tragico”, ribaltando ancora una volta tutti gli schemi. Per farlo hanno chiamato in causa dei maestri di rumore come i Napalmed, psicopatici cechi che godono nel produrre suoni che sappiano dare fastidio fisico all’ascoltatore e che qui hanno avuto carta bianca nel dare ancor più disagio a brani già di per sé senza freni. Il risultato finale è qualcosa che la band stessa ama definire avantmetal, termine dietro al quale potreste trovare elettronica, noise, industrial, metal e… loro stessi. Perché se dovessimo parlare di maturità i Psychofagist probabilmente l’hanno raggiunta da tempo, fottendosene di schemi, scene ed etichette tanto care agli scribacchini di turno. Sono belli così loro, insani e lucidi quanto basta a donarci – ancora una volta – una buona mezzora di delirio sonoro. In casi come questo le parole sono sprecate, date un ascolto a “Movement”, “Inhuman 3.0” o “Song Of Faint”, probabilmente li detesterete dopo pochi secondi oppure verrete colti da un colpo di fulmine folgorante. A voi la scelta.
Elenco e tracce
Carico i commenti... con calma