Trovo sempre difficile commentare e tantomeno cercare di recensire, un disco di cover. Questo perchè l'orecchio dell'appassionato è combattuto nel cercare di giudicare al meglio e al massimo dell'imparzialità, quella che sostanzialmente è una copia. Una copia che a volte appare tale e uguale all'originale, neanche fosse stata clonata in laboratorio. Altre volte invece appare diversa, sperimentale e sorprendente. A tal proposito mi viene in mente il singolo dei Cake: "I Will Survive", quando praticamente capovolsero il senso musicale di un classico immortale della disco fine anni 70'. In altri casi invece, l'artista cerca solamente di "coverizzare", canzoni provenienti dal suo stesso background musicale, aggiungendoci un pizzico di originalità fatta in casa sua. Ed è questo il caso di Re:(disc)overed dei Puddle Of Mudd.

I quattro musicisti americani, ultimamente non se la stavano passando alla grande. Il loro ultimo cd (Volume 4:Songs In The Key Of Love and Hate-2009) è stato un grosso fiasco commerciale, tanto è vero, che per guadagnare qualche dollaro, la casa discografica ha lanciato sul mercato il loro primo best of("Icon"-2010). Esausti per il tour e senza particolari idee creative, registrano in 3 settimane un album di cover. Fondamentalmente questo album è una compilation di brani rock-hardrock molto famosi, con band che hanno segnato la storia di questo genere. Si passa dai Rolling Stones, agli Ac/Dc, per far rotta sui Free senza dimenticare di far visita ai Led Zeppelin. Di carne al fuoco c'è nè in abbondanza e per tutti i palati. Ma la cottura sarà a regola d'arte?

Il cd ingrana subito la quinta con "Gimme Shelter" superclassico firmato Stones. Questa canzone è stata scelta anche come singolo di lancio, e si rivela una scelta azzeccata. La traccia suona bene, con la magia originale rimasta inalterata, l'aggiunta di qualche chitarra pesante quà e là e il gioco è fatto. Ecco che un riff di chitarra acustica a dir poco inconfondibile ci introduce al secondo brano: "Old Man" di Neil Young. Diversa nella durata rispetto all'originale(quasi due minuti in più) ma non nello spirito sempre molto malinconico e intimista. Con T.N.T. c'è una frenata. La band non ha nel Dna lo stile di Angus Young e soci, e la canzone risulta moscia senza particolare mordente. Si passa da Tom Petty ("Stop Draggin My Heart Around"), Steve Miller Band("The Joker") per arrivare a Billy Squier ("Everybody Wants You"), un tris niente male. Quando vedo che la prossima traccia è "Rocket Man", penso subito ad uno scherzo. Come può una band post-grunge interpretare il famoso brano di Elton John? Invece è una bella cover, forse un pò troppo lunga nel finale (una trentina di secondi andrebbero sforbiciati) ma con la voce di Wes Scantlin inspirata e sognante. I Puddle ripassano anche un famoso inno rock come "All Right Now", che personalmente ritengo superiore all'originale dei Free. C'è spazio anche per "Shooting Star" dei "Bad Company", e per "Funk#49" di James Gang, due cover sicuramente dignitose. Con "D'yer Mak'er" l'azzardo si fà alto. I Led Zeppelin non sono propriamente gli ultimi arrivati e Robert Plant non è certamente un novellino uscito da un X-Factor qualsiasi. La canzone invece è apprezzabile e dimostra una band più matura e sicura di sè.

Un cover-disc come questo merita attenzione. Dalla sua ha una tracklist con brani molto famosi e conosciuti, un cd ideale da ascoltare in macchina, magari all'inizio di un lungo viaggio autostradale. Le prospettive dei Puddle Of Mudd devono per forza cambiare in positivo. La band c'è, suona alla grande, e la voce di Wes è graffiante come al solito, in più si conferma molto predisposta per pezzi melodici. Il problema forse stà nel songwriting. Negli ultimi cd, non si ricordano pezzi memorabili. Non ci sono exploit alla "Blurry" o alla "She Hates Me". Se questo album avrà successo, forse questi quattro ragazzi avranno di nuovo l'ispirazione di scrivere nuovi pezzi da ricordare. Nuovi pezzi che magari qualche altra band in crisi un giorno "coverizzerà".

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