Secondo me succedeva cosi nel fine degli anni '90 a Chicago...
In un grande open space nel centro della città, ci facevano le prove i Tortoise, quelli di Millions Now Living ... e TNT. Si trovavano spesso, e sperimentavano un sacco, in mezzo a tutti synth, i pedali per chitarra, le elettroniche per la batteria, due batterie, etc..
Però secondo me ogni tanto si rompevano anche i coglioni alla grande di tutta quella roba plasticosa e ritmica.
Secondo me quando i batteristi casinari andavano a casa, Ken Brown e Doug McCombs andavano fuori a fumare o a bere qualcosa, e poi si mettevano seduti con le chitarre acustiche in mano a farsi gli arpeggini e se la godevano un sacco.
E visto che se la godevano parecchio, hanno chiamato alcuni amici, tipo David Pajo, e hanno messo insieme un po di canzoni.
Questo disco sono quelle canzoni.
Intrecci acustici, in un disco che è per intero acustico, registrato con due microfoni senza troppi fronzoli.
Un disco non proprio necessarrio, intendiamoci, più da compagnia, da viaggio. Tutt'altro che essenziale.
Polifonie articolate che però non scadono quasi mai nella "musica per rilassarsi", ma restano legate ad un sentimento post rock seppur congiunto con la pastorale tradizione acustica americana; banjo, mandolino e slide compresi.
Poi in mezzo ci sono anche dei pezzi un po stupidi, tipo il walzer esasperato di Lyasnya, in cui sono gli stessi componenti a mettersi a ridere prima di iniziare. Ma anche pezzi molto grandevoli come Two Parts Water o To Hold Down a Shadow. O come Barefoot, che ricorda i cantautori degli anni '70, tanto che se partisse uno di quei vocalizzi di Joni Mitchell, non sorprenderebbe per nulla.
E forse è anche questo il bello del disco. Che se lo ascolti senza saperne nulla, non sapresti ben dire cosa c'è dietro, di che anno è, o da dove arriva.
Lo ascolti e basta.
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