Scrivere su questo disco è per me un tuffo nel passato, nei miei 15 anni: si era nel 1995, nella "Belle Epoque" del Britpop, genere che spesso è stato considerato nella sua accezione più negativa ma che in realtà è stato l'ultimo vero Trend musicale a fotografare una particolare generazione non necessariamente inglese o anglofila. Questo "Different Class" fu uno dei capisaldi di quel momento in cui l'Inghilterra si riprese lo scettro del Pop (o Rock) dopo anni di dominio americano con tutti quei gruppi Grunge nichilisti e uguali a sè stessi. Mi soffermo sui Pulp (che già calcavano la scena indipendente da almeno 10 anni) perchè tra tutte le Band emerse in quegli anni sono stati i più efficaci, forse anche più dei Blur di "Parklife", a dare voce alla realtà dei giovani proletari in un'ottica più letteraria, quasi "pasoliniana" (grazie ai testi del mai troppo stimato Jarvis Cocker).
Con questo grande album, i Pulp conobbero il successo popolare stimolato da due Hit come "Common People" (un attacco all'ipocrisia della borghesia finto-socialista) e la malinconica "Disco 2000". Se musicalmente il gruppo riprende un certo gusto retrò per alcuni "mostri sacri" del Rock inglese dei '70 (Roxy Music, Scott Walker, David Bowie) reinterpretandolo secondo un proprio stile (fondamentale l'apporto della tastierista Candida Doyle), sono i testi di Cocker, Singer decadente e intellettuale, a lasciare il segno. Il mondo dei Pulp è un mondo di provincia, di sogni che si scontrano con la dura realtà della disoccupazione, della droga, dell'impossibilità di cambiare il proprio destino: è un mondo che va al di là della Sheffield che diventa il teatro delle storie narrate (a volte in prima persona, altre no) da Cocker.
"Mis-Shapes", "Sorted for e's Wizz", "Underwear" e la struggente "Something Changed" sono dei quadretti di vita quotidiana, mai retoricamente esaltati ma descritti con un verismo a tratti spiazzante. Ambizioni, illusioni, amore, sesso e voglia di vivere diventano i temi su cui Cocker esprime le proprie riflessioni a metà tra il tipico Humour britannico e l'amarezza di una perenne insoddisfazione esistenziale.
La fredda e cupa "F.E.E.L.I.N.G.C.A.L.L.E.D.L.O.V.E." è quella in cui Cocker si espone di più, facendo intuire che l'uomo che fino a quel momento non aveva mai dato spazio all'amore è proprio lui, emblema di una delle tante città industriali che finiscono per soffocare le relazioni sociali e le prospettive di una vita diversa.
Alla ragazza aristocratica che in "Common People" vorrebbe vivere un giorno come una "persona comune", Jarvis ribatte che "quando sarai da sola nel tuo letto, e vedrai gli scarafaggi arrampicarsi nel muro, ti basterà chiamare tuo papà per fermare tutto, e tornare a casa"...
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