Il Rolling Stone nasce nel 1982 dall'idea di creare un locale esclusivamente di musica Rock.
Grazie all'eccellente lavoro dello staff e dal turn over di artisti internazionali che sono passati in questi anni sul suo palcoscenico, ha guadagnato dalla critica il titolo de "Il Tempio del Rock".
Circa due mesi fa, si sono esibiti i PurpLEHAze, noto gruppo Rock Progressive di Milano, inutile raccontarvi l?emozione provata, per noi ogni volta che si sale su di un palco è come la prima.
Partiamo con la line-up:
Angelo "Diatriba" Diatriba - Chitarra ritmica, voce principale
Mario "Gilmour" Cassini - Chitarra solista, violino
Andrea "Prog" Di Stasi - Basso elettrico, voce
Nicola "Nico" Di Stasi - tastiera, sintetizzatore, voce, strumenti a fiato
Salvatore "Andy" De Benedettis - Batteria, percussioni
Il gruppo in questione, anche se appartenente allo scenario underground, credo non abbia bisogno di presentazioni, almeno per Milano e zone limitrofi.
Indubbiamente oltre ad essere stati lusingati dall'invito da parte di Rovelli proprietario nonché Art Director del locale, i sottoscritti non hanno mancato, come da copione, all'appuntamento, dando il meglio di sé nonostante il tempo a disposizione fosse stato al quanto esiguo e pertanto avaro nell?esprimere le reali potenzialità della Band.
Il gruppo, a mio modesto parere, ha mostrato qualità tecniche e command degne di quelle serate da incorniciare e da narrare ai propri figli.
Il folto pubblico, ormai negli antipodi del Dio Bacco urlava assetato e voglioso di un qualcosa che trasmettesse loro il pretesto per una scarica di adrenalina, che non tardava a scagliarsi sugli istanti come l'antico maglio del Dio Thor, il muro di suono creato da una tagliente Fendere Stratocaster, che più volte regalò natali e gloria agli argonauti del prog e rock psichedelico, narrava di una violenta quanto dissacrante "Voodoo Child" (Slight Return) seguita da una spregiudicata "Whole Lotta Love", che mandarono il pubblico in pieno delirio.
Erano anni che il Rollin non viveva orgasmi del genere, per poi placarsi nell'amore e nella raffinatezza di una splendida "Fragile Dreams Vers. Hindsight" seguita da una straziata e sentita "Mistreated", in cui Diatriba dava il meglio di se stesso.
La pausa di appena 5 minuti non bastava a placare gli animi del pubblico, che urlava a gran voce il nome della band; nelle graffianti note della Fender si riconosceva una sensualissima quanto sfacciata "Black Dog" seguita da "Sail Away".
Nella piena catarsi psichedelica, in cui il sottoscritto saggiava in primis se stesso e poi gli istanti a dimostrazione di coraggio, emulando i suoi miti da ragazzo; tecnicismi e delicatezza erano d'obbligo per iniziare colei che più volte aveva detronizzato dalle più alte vette del rock i migliori chitarristi, ovvero "Comfortably Numb", che da sola spazzerebbe dagli annali del rock intere discografie.
Al chè, si decideva , di improvvisare "Il Canto degli Italiani (Inno d'Italia)" suonato simil version come fece Hendrix nel Live at Woodstock 1969 per poi chiudere la jam session che ne nasceva con la splendida "Wish You Were Here".
Una serata che difficilmente dimenticheremo, ricordate....... Quando la stella brilla l'invidia strilla.
Carico i commenti... con calma