Ad oggi "Union" rimane l'ultima opera partorita da quella tribù post-moderna che corrisponde al nome Puya, e che sia tanto tempo (dal 2001) che non è possibile più udire un full lenght nuovo di zecca da questi artisti è un gran dispiacere per il mondo della musica data la freschezza, l'originalità, la grande abilità nel comporre canzoni accattivanti della band in questione.
Formatisi nei primi anni '90, i Puya provengono da Porto Rico e hanno una grandissima qualità, che è quella di osare, osare tantissimo, spaziare, frullare, mischiare i generi più disparati, nulla di nuovo certo, lo fanno tanti altri gruppi, ma non con la loro stessa bravura secondo il mio modesto parere, la maestria nel passare con agilità da riffoni metal alla Sepultura e breakdown hardcore a strofe rap con contorno di salsa, punk funk e rock latino alla Santana è se non unica, almeno molto rara.
"Union" raccoglie il testimone dal precedente "Fundamental", che aveva lanciato il gruppo parallelamente all'ascesa dei gruppi nu metal di metà anni 90-inizio anni 2000 ed è una miscela di grandi canzoni, un'ampia gamma di modi di interpretare la musica alternativa e il crossover che vanno dall'iniziale riff secco e stoppato di "Ride" (che lascia subito spazio a fraseggi rap in ricetta latina) ai bei ritornelli di "People" e "Socialize", l'hardcore-metal di "Erizo" e della conclusiva title-track (uno dei pezzi più duri), i tribalismi di "Bridge" (che risente di una pesante matrice reggae) di "Ahorake" e di "Si Aja", salsa, punk e world music per "No Interference" e "Numbed", piccolo intermezzo fluttuante per "Semilla" e un vero e proprio anthem rappresentativo di tutto il disco che è "Pa'ti Pa'mi", sicuramente la migliore che ben racchiude tutti gli elementi caratterizzanti del suono Puya.
Tra chitarre metal, nu e hardcore, percussioni, rap, trombe jazz, tribalismo di ogni sorta i Puya elaborano tredici pezzi completi, divertenti, piacevolissimi e dimostrano di essere una delle realtà più originali e significative dell'ondata crossover.
Pare che stiano per tornare con un nuovo disco intitolato "Areyto" di cui si può sentire qualche anticipazione sul loro sito ufficiale, speriamo che sia all'altezza dei loro vecchi dischi come questo "Union" o il precedente "Fundamental" (ma anche l'esordio omonimo era un bel tassello della loro proposta) perchè dei Puya c'è veramente bisogno.
Un pò come ho fatto per gli Skindread consiglio questo disco per tutti coloro che amano rompere gli schemi musicali che vogliono le band imbrigliate nelle categorie e nei generi musicali, i Puya rompono gli steccati, si posizionano nella terra di nessuno che allo stesso tempo è la terra di tutti, la loro, la nostra che li ascoltiamo, soddisfatti.
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