Non ci voglio credere. Non può essere.

I danesi Pyramaze non sono certo la massima espressione del power. Sulla loro "classe" si può discutere, così come sullo stile. Certo è che i primi due "Melancholy beast" (2004) e "Legend of the bone carver" (2006) non sembravano poi così malaccio da prospettare la caduta avvenuta con Immortal (2008), ad oggi il loro ultimo lavoro in studio.

Eppure l'arrivo di Matthew Barlow (già singer degli Iced Earth), dotato di una voce profonda e atipica all'interno dell'orizzonte del metal aveva gettato più di qualche speranza sulla buona riuscita di Immortal. Con il suo arrivo infatti era stato anche ben accettata la dipartita del comunque positivo Lance King dietro il microfono.

Sebbene quindi ci fossero tutte le carte in regola per partorire un cd degno della tradizione danese (Wuthering Heights e Manticora su tutti), i "nuovi" Pyramaze hanno fallito proprio nel momento in cui sembrava impossibile. L'opener "Year of the phoenix" pone "gli accenti" su tutte le difficoltà della band: il tiro generale che emerge è quello della solita menata power ben suonata e "registrata", ma poco efficace in incisività. Il gruppo del chitarrista Kammeyer sembra voler fare il verso agli Iced Earth di Schaffer, sicuramente sotto il peso del nuovo vocalist. Dal canto suo Barlow svolge con diligenza il proprio lavoro, senza particolari acuti, anche se c'è da annotare una buona prova nella ballad (bruttina) "Legacy in a rhyme" dove il cantante ha il compito di tenere a galla la baracca.

Resta da fare una riflessione: i Pyramaze non sono certo la band che può e deve risollevare il genere, ma sembra ormai scontato che tutti coloro che tentano di riproporre il passato di Helloween, Gamma Ray o Iced Earth finisca per fallire. Le idee sono finite da un pezzo e le varianti non ci sono. Qualche pezzo sufficiente come "Ghost light" e "Touched by the Mara", qualche linea vocale azzecata e poi il nulla.

Nonostante sia ormai alla ricerca di qualcosa in questo lembo musicale che possa ancora contare, anche i Pyramaze vengono cancellati dalla lista dei "possibili" buoni gruppi. Barlow e l'ottima resa sonora non bastano a salvare un album che è il riflesso perfetto del suo genere: mancanza di nuove soluzioni e riciclaggio del passato. Altro eliminato nella serie "band che potevano dire qualcosa".

1. "Arise" (1:03)
2. "Year Of The Phoenix" (4:57)
3. "Ghost Light" (6:09)
4. "Touched By The Mara" (5:54)
5. "A Beautiful Death" (4:28)
6. "Legacy In A Rhyme" (4:05)
7. "Caramon's Poem" (4:58)
8. "The Highland" (5:41)
9. "Shadow Of The Beast" (6:05)
10. "March Through An Endless Rain" (2:08)

Carico i commenti...  con calma