Arrivati alla terza prova sulla lunga distanza, attuale punta di diamante della Dischord di Ian Mackaye, i washingtoniani Q And Not U centrano il bersaglio anche stavolta. E non che ci fosse da dubitarlo.
Forse attratti anch' essi dal ciclone punk-funk che imperversa di questi tempi, mi piace però considerare la musica del trio di DC come la naturale evoluzione dopo trent'anni di storia di un discorso iniziato da Devo e Talking Heads, dei quali riescono a preservare quel senso di plasticità sonora e quella capacità di realizzare canzoni bollenti e glaciali allo stesso tempo: falsetti degni di un Prince che sposi la causa punk nel 2005 e un cantato con tatuato in fronte "Indie Rock" completano alla perfezione strutture electro-funky dall'alto tasso di ballabilità, sentire l'iniziale "Wonderful people" o ancora "L.a.x.", "Wet work" e la nervosa "X-Polynation"; in altri episodi invece il piglio dance cede il posto a una maggiore complessità compositiva in cui si sente l'influenza degli ex compagni di etichetta El Guapo (Cafarella e Cohen producono il disco), basti sentire le melodie sinteticamente intimiste di "District night prayer" e "Dine", l'ostile e cupa "7 daughters" o anche "Throw back your head", densa di atmosfere bucolico - futuristiche in cui trovano posto anche sottili e fragili linee di flauti.
E poi come non menzionare il pop illuminato delle centrali "Collect the diamonds", "Beautiful beats" e "Book of flags", quest'ultime capaci di trasfigurarsi senza scricchiolio alcuno in pura dance al fulmicotone?

Insomma, probabilmente l'ultimo nato in casa Q And Not U suonerà più solare e diretto rispetto ai predecessori "No Kill No Beep Beep" (2000) e "Different Damage" (2002), e sicuramente più attento a quella moda che ha nei Liars, nei Rapture e in LCD Sounsystem alcuni tra i suoi maggiori rappresentanti, ma altrettanto certo è che Chris, Harris e John, partendo dall'indie e ampliando di volta in volta i confini del proprio universo sonoro, disco dopo disco ci regalano vere e proprie perle di musica, e alla fine è questo ciò che conta.

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