E' necessario dare spazio ai gruppi emergenti, specialmente quando meritano. E' il caso di questi quattro ragazzi di Bergamo, attivi dal 2007 come "A Sun In The Sound", ribattezzatisi recentemente in "Quartocapitolo", autori di questo mini CD di sei tracce veramente degno di nota.

Si muovono con sicurezza tra un pop di qualità, misto a rock e funky trascinante. E' proprio quando le composizioni si tingono di ritmi funky che la band sembra a proprio agio e riesce a convincere appieno. Complice anche la preparazione tecnica di ogni singolo componente:

Alessandro "Alia (76 ndr.)" Curcio - Voce e cori

Max Agnelli - Chitarra

Giancarlo Cantù - Basso

Walter Viola - Batteria e percussioni

E' proprio l'accoppiata basso/batteria il perno trascinante del gruppo, autori di una performance davvero degna di nota, mentre la chitarra arricchisce il tutto con mestiere e disegna fraseggi molto gradevoli, dove si incastrano le liriche "leggere" di Alia che cesella il tutto con un grandissimo lavoro di incastri vocali. L'album si lascia ascoltare senza passi falsi, alternando momenti in lingua madre, scelta alquanto coraggiosa, bisogna ammetterlo, visto la scarsa visibilità che hanno i gruppi "alternativi" qui da noi, ad altri in lingua inglese, che meglio si sposano, a parer mio, con la proposta dei quattro bergamaschi. Potremmo definirlo un periodo di transizione e di scelte artistiche questo mini CD: cercare di ritagliarsi uno spazio in patria o scegliere il mercato estero? Scelta alquanto problematica..

La mia impressione sui testi, che altri hanno giudicato forse troppo semplici, è che Alia abbia voluto trattare tematiche importanti velate da una "leggerezza" apparente espressa tramite metafore che nascondono problemi ben più seri. E' proprio questa vena scanzonata che attira da principio e successivamente da possibilità di riflettere e scavare a fondo, del tipo "Il pezzo è forte, ma questo cosa avrà voluto dire?". Quello che mi ha colpito è l'omogeneità e la sinergia tra tutti i componenti del gruppo, che non vogliono "stupire" a tutti i costi, ma proporre con onestà e senza chissà quali pretese la propria musica.

Da segnalare l'opener "Antinoo" e il suo groove trascinante, con un ottimo ritornello, "Tempo d'estate", dal tema fin troppo serio nascosto da un'allegra ritmica funky, la blueseggiante "Forse rinasco", dove la chitarra libera il freno e si prende il meritato spazio a colpi di riff "mutanti", accompagnata dalla cavalcata di un ottimo basso slappato. Ovviamente anche la strana "Maleverde", "Centre Stage" e l'indiavolata "Duglas" non sono assolutamente da tralasciare, anzi, come ho detto in precedenza, forse per la scelta di rimanere in territorio anglofono, risultano al primo impatto le più convincenti (questione d'abitudine auricolare mia..).

A conti fatti un lavoro davvero di pregevole fattura questo, complice anche l'ottima produzione e mixaggio di Cristian Tasca, che fa ben sperare per il prossimo futuro della band.

 

P.S.: Ringrazio tantissimo Alia per avermi fatto omaggio di una copia del disco, senza aver preteso nulla in cambio, se non un parere sincero.. Spero di aver saputo ricambiare adeguatamente.. 

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