C'era una volta una band, una band mai troppo apprezzata dalla critica, che ha fatto scoprire a un ingenuo tredicenne che la musica non era solo Spears, Pausini & Ramazzotti; questa band mi ha fatto scoprire la magia del rock, con una serie di album che mi hanno irrimediabilmente cambiato la vita: il fascino ambiguo e trasognato di "Queen", la monumentale teatralità dell'opera rock "Queen II", le mille contraddizioni di "Sheer Heart Attack", i colori vivaci di "A Night At The Opera" e quelli più sfumati di "A Day At The Races", il cocktail sonoro di "News Of The World" e il rock un po' strafottente di "Jazz". Di certo non mi aspettavo nulla di simile da questo ritorno, quei Queen sono definitivamente morti nel 1978 e sepolti nel 1980, ma "The Cosmos Rocks" resta un disco bellissimo che merita assolutamente il nome stampato sulla copertina, sicuramente non siamo ai livelli di "Innuendo", ma sicuramente si può considerare a pieno titolo come il secondo miglior album della Regina del Rock dagli anni '80 ad oggi.

E dunque, ripartono i Queen, lo show va avanti senza il bassista John Deacon, ritiratosi a vita privata, con gli inossidabili Brian May & Roger Taylor, che sono finalmente rinsaviti dopo 15 anni buoni di greatest hits, raccolte, collezioni e pirlate a non finire, e appunto con un nuovo cantante: Paul Rodgers; confesso che mi sarebbe piaciuto vedere i Queen con James LaBrie o, perché no, con il nostro Fabio Lione, ma Rodgers è un mostro: ha carisma, presenza scenica, esperienza pluridecennale nel mondo del rock, una voce stupenda e, cosa da non sottovalutare, riesce a conferire a tutto l'album la sua impronta e il suo stile personale con l'entusiasmo di un ragazzino e la bravura consumata di una vecchia volpe, senza cercare di imitare Freddie Mercury.

Il disco: tredici canzoni che esprimono tutta la bravura e la classe di questi tre meravigliosi musicisti: si parte subito con un trascinante inno da arena: "Cosmos Rockin", con la Regina delle chitarre, la mitica Red Special, che torna a far sentire il suo ruggito: è la forza del rock che si espande a macchia d'olio e finisce per conquistare tutto l'universo. Il lato più rock di questo sfolgorante come back queeniano è ben rappresentato anche dalla sanguigna e incalzante "Still Burnin", che cita "We Will Rock You" nel finale, nel singolo "C-lebrity", con un riff iniziale che non sfigurerebbe in un disco degli AC/DC e un ritornello quasi psichedelico (cantato da Roger Taylor) che proprio non ti aspetti e nella particolarissima e affascinante "Surf's Up... School's Out!", infarcita di elettronica ed effetti vocali che la fanno diventare un capitolo senza precedenti nella storia dei Queen, con il rimbalzo vocale Taylor-Rodgers che aggiunge ulteriore valore alla canzone che considero come la vera e propria chicca del disco.

Pop spensierato e di alta classe è invece "Call Me", vagamente reggae, vagamente anni '80, molto divertente, e si fischietta che è un piacere, ve lo assicuro... Bellissima anche l'orientaleggiante e ammaliante "Time To Shine", in cui Rodgers offre una prestazione a dir poco superlativa, ovviamente in un disco dei Queen non possono mancare le ballate: la già conosciuta "Say It's Not True", che ad ogni ascolto mi fa venire la pelle d'oca: struggenti arrangiamenti orchestrali, la voce inconfondibile di Roger Taylor, gli arpeggi di Brian May e poi la Red Special che trasforma la canzone in commosso inno che emoziona e fa riflettere, così come la dolcissima e trasognata "Some Things That Glitter": una bella linea di piano, cosri assolutamente queeniani nel ritornello e Paul Rodgers che riesce a incantare con la sua voce magnetica. Da mozzare il fiato anche l'epica "We Believe", una cavalcata da batticuore che esplode in un ritornello corale di grande impatto ed epicità, e la solita Red Special che la fa da padrona. Quasi per contrasto c'è anche "Small", ballata semiacustica che mette in mostra per la prima volta un intimismo insolito per una band abituata a incantare platee sconfinate. Il meraviglioso ritornello e l'arpeggio di questa meraviglia vengono poi ripresi alla fine dell'album, assicurando così una chiusura che al primo ascolto mi ha quasi commosso.

Il voto al disco sarebbe 4 stelle perché canzoni come "Warboy", "Voodoo" e "Through The Night" fanno abbastanza schifo (le prime due in particolare) ma si tratta di episodi, che poco possono fare per scalfire il mio entusiasmo per in grande ritorno di una band che non solo può, ma anzi, deve continuare ad esistere (anche Freddie sarà d'accordo con me, ne sono più che certo), almeno finché sarà in grado di regalare emozioni come queste. Grazie Brian, grazie Roger, grazie Paul e soprattutto grazie Queen; una band che non smetterò mai di amare.

 

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