Jazz? Jazz? Jazz? Ma come? No, cari lettori! Sono solo fandonie. Questo è rock!
L’album dei Queen del 1978 intitolato “Jazz” non ha quasi nulla di quel genere ma può essere classificato a pieno titolo come l’album, insieme a quello d’esordio, più rockettaro dei Queen. Ritorno di stile? Per certi versi sì ma, sapete, all’epoca fu intravista più una “caduta di stile”. Le vendite furono basse, in America non ne parliamo. Vediamo assieme i pezzi e alla fine valutiamo il perché.
1)”Mustapha”. Freddie Mercury, come già detto in precedenza, non amava le lingue straniere e non amava raccontare nulla della sua vita pre-Londra, cioè Zanzibar e Panchgani (Bombay). Qui invece ci stupisce sul serio. E’ un brano davvero accattivante con un sentore arabo-musicale che va a braccetto con un ritmo saltellante. Freddie spara parole, senza grande “filosofia” , in una lingua che conosceva bene e ripete ossessivamente “Mustapha Ibrahim, Allah pregherà per te!”. Conosceva quella lingua, era la sua lingua d’infanzia. Vi è un senso di attesa nel pezzo ma un testo vero e proprio non c’ è. Grande esplosione in un finale con tanto di cori. Giostra vertiginosa.
2)”Fat Bottomed girls”. Certo, dedicare un pezzo a ragazze dal sedere grosso, risultò essere troppo impudico per gli USA ma in Europa non andò maluccio. Scritto da May, è un martellamento stile grande marcia ma in chiave rock con un ritornello fastoso stile Queen. All’epoca non piacque a molti ma non era un insulto perché May incitava le “ragazze dal sedere grosso a far girare questo folle mondo” . Brano sballato, fin troppo per Brian May.
3)”Jealousy”. Il brano di Mercury più melodico dell’album. Di certo scontato, sdolcinato, prevedibile ma non si può negare una splendida performance vocale del cantante indo-inglese che rende qualsiasi canzone una perla. A noi italiani questi pezzi piacciono. Altrove non ebbe successo. Credo sia giusto così.
4)”Bycicle Race”. Il brano emblematico dell’album. Ancora uno zampillio stile “Mustapha” ma molto più articolato e vario. Si passa dal cadenzato al veloce, dal saltello all’ interruzione musicale con un’ orchestra fatta solo di campanelli di bicicletta e da un divertentissimo riff di May. Brano davvero ironico: ”Tu dici coca, io dico ina, tu John io Wayne, tu Smile io Cheese” e tante altre da scoprire. Il video con ragazze nude in bici sconvolse tutti e fece cadere negli abissi tutto l’album. Questo pezzo è, al contrario, degno dei migliori Queen.
5)”If you can’t beat them”. Scritto da un Deacon ormai autore a tutto tondo, rock molto avvincente dove il bassista invita ad unirsi ai più forti se non si è in grado di batterli. Di sicuro un rock leggero. Pecca di lungaggine ma c’è forte trasposto.
6)”Let me entertrain you”. Una delle canzoni più trascinanti della storia del Rock. Non esagero se affermo questo. All’epoca Freddie lasciava davvero a bocca aperta chi lo vedeva dal vivo. Era un turbine, un entertrainer puro sangue. Questo è uno di quei brani da mettere a 2000 Watt per spaccare tutto! Tachicardiaco!!!
7)”Dead on Time”. Uno dei pezzi par excellence di May! Uno dei pezzi cult per chitarra! Una tempesta violenta dove Brian sfoggia la sua suprema tecnica chitarristica sia in fase di accompagnamento che di assolo. Brano frenetico, Freddie canta velocemente così come la “Red Special” di May viaggia alla velocità della luce. Dà il senso della pressione e ossessione che si ha oggi per la puntualità che ci logora. Piena maturità di May, canzone da fiato sospeso.
8)”In only seven days”. Oh, ancora Deacon! Incredibile! Ci ha preso gusto ma, come “Jealousy” di Freddie, anche questo è un brano inserito nella mischia solo per stemperare i ritmi un po’ troppo accesi. Giusta la strategia ma questi pezzi lenti risultano privi di grande attenzione da parte del gruppo, concentrato troppo sui pezzi rock trainanti. Narra di una settimana fantastica in compagnia di una ragazza e si ripensa a quei 7 giorni fantastici. Romantico, Keatsiano, nostalgico ma di poco spessore. Malgrado ciò, dà un buon feeling.
9)”Dreamer’s Ball” . Eccolo qui, eccolo l’unico brano jazz dell’album! Di May of course! Dopo il minestrone di “News of the World” i Queen avevano forse capito che era inutile riempire un album di stili diversi in ogni pezzo. Qui un po’ di jazz ci va a pennello ed il brano risulta essere, seppur non originale e scioccante, assai spensierato, sognante, semplice ma curato in ogni dettaglio. Non eccelso certamente ma di alto gradimento di sicuro.
10)”Fun it”. Roger Taylor non ci sta. Ha detto che voleva portare la disco music nei Queen e lo ha fatto, imponendosi. Così come “ Fight from the Inside” , anche qui però la sua voglia disco risulta un po’ stridente nell’ album. I Queen erano soliti ba-rockeggiare, trionfare o trarre dalla tradizione. Questo è stato il loro marchio di fabbrica finora. Ecco perché la disco music risulta ancora ibrida in loro. “Fun it”, cantata dalla coppia Freddie/Roger, non è poi male e trae anche molto da controtempi rock. Taylor ha aperto la via ai futuri Queen ma la vera svolta da discoteca sarà ad opera di Mercury e Deacon.
11)”Leaving home ain’t easy” . Ancora un brano lento e di sicuro quello più intenso a livello tematico. Scritto e cantato da May, racconta di quanto sia difficile lasciare casa quando è l’ ultima chance. Musicalmente parlando, suppongo sia trattato alla stessa stregua degli altri pezzi più lenti ma è il testo che lo rende così denso di emozione.
12)”Don’t stop me now” . Rock’ n’ roll melodico da antologia, prettamente perfetto dove Freddie Mercury mette su piatto d’ argento tutto il suo virtuosismo creativo, tutta la sua verve giovanile e la sua voce angelico celestiale capace di adattarsi a tutti i generi. No Freddie, in quegli anni, eri davvero uno che nessuno avrebbe potuto fermare. Canzone difficile da odiare, come un’ opera d’ arte.
13)”No more of that Jazz” . Io mi domando e chiedo: 'Com’ è possible che in un album in cui finora non si è sbagliato quasi nulla ed in cui si è abbondato con il numero dei brani, si possa inserire questa creatura musicale metà pattumiera metà Queen?' Sì, perché è in realtà una composizione pessima di Taylor (di Jazz ha solo il titolo) in cui poi vi è un collage di parti di pezzi di tutto l’album, idea che poteva essere evitata. Negli ultimi album le chiusure dei Queen sono state delle migliori, stavolta passo falso per Taylor e Queen compresi.
“Jazz” che significa anche “fandonie, frottole” è un ritorno ai vecchi Queen, quelli dell’esordio che rigiocano a fare rock senza prendersi troppo sul serio (così tanto che il video di “Bycicle Race” li affossa) ora che ormai sono famosi. Il disco risulta essere quindi più omogeneo rispetto al precedente ma meno complesso e sperimentale rispetto a “Queen II”, “A Night at the Opera” e per certi versi “A Day at the Races”. Questa coerenza però lo impettisce a confronto con “News of the World”. E’ innegabile che abbia sfornato brani davvero molto belli ma quando un gruppo nasce per scioccare come fecero i primi Queen, riomologarsi a vecchie abitudini e stili può portare a cadute anche se un album è ben fatto.
I fasti del passato cominciano a farsi pesanti…
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