Se con "A Night At The Opera" i Queen erano giunti all'apice della loro "pomposità barocca" intesa come tripudio di cori e complesse sovraincisioni di chitarre al servizio di una teatralità spesso sopra le righe, ora epica e tragica, ora scanzonata e irriverente, se con "A Day At The Races" avevano tentano di ripetersi seppure in toni più sobri, con "News Of The World" la musica cambia... nettamente.

Siamo nel 1977, il rock é pressoché morto e defunto, i gruppi storici sorti un decennio addietro sono ormai giunti al testamento, nuove tendenze sono alle porte o stanno già imperversando (punk, metal), nuove zone franche della musica si stanno creando e ognuno corre ad accaparrarsene un pezzo . "News" rappresenta l'ennesimo, camaleontico (e per molti, irritante) colpo della Regina, per dimostrare che, anche in periodo di grosso fermento, i quattro sanno stare bene in equilibrio sul treno in corsa. Niente a che vedere con i "gigantismi sonori" degli anni addietro, gli arrangiamenti si fanno essenziali, asciutti, ossei; voce e chitarra vanno ad aggiungere una musculatura vigorosa ormai priva dei fronzoli e degli orpelli di "Opera".

Il riferimento corre a "Sleeping On The Sidewalk", un blues scandito da chitarra, basso, batteria e stop (May che usa una chitarra sola?!?), o a "It's Late" (il mio preferito, questione di gusti...) dove le corde vocali si collegano al cuore, le sei corde graffiano, il basso pompa e la batteria si eccita in tutto il suo fragore nel più puro spirito rock'n roll. I brani nascono da un'unica cellula generatrice, ritmica o melodica, come l'incipit elementare ma spaventosamente efficace (e per questo geniale) di "We Will Rock You"; un salto di ottava di basso per "Get Down Make Love" (mi piace considerarlo un omaggio a "Whola Lotta..." degli Zeppelin, le analogie ci sono, compreso l'amplesso centrale che ricalca quello di Plant e compagni). Se Taylor gioca a strizzare l'occhio al punk con "Sheer Heart Attack" e si cala in un funky acido con "Fight From The Inside", Deacon ci fa alzare la glicemia con il suo onesto romanticismo (perdoniamoglielo...) di "Spread Your Wings" in cui Freddie non risparmia l'ugola (grazie, davvero...) e l'hawaiana "Who Needs You" che suona un po': "Tanto siamo i Queen e facciamo quello che ci pare".

I picchi a livello compositivo spettano a Mr. Mercury che sa giocare col suo mestiere, sa mettere gli accordi al punto giusto, sa cantare con irriverente spavalderia un "We Are The Champions" che nessun'altro si sarebbe potuto permettere senza cadere nel ridicolo. Deliziosa e raffinata la chiusa affidata a "My Melancholy Blues". Unico neo, a mio avviso, "All Dead, All Dead", nulla di più che un esercizio di stile condito dalle consuete armonizzazioni di May, pazienza...

Come al solito, affrancati dalla responsabilità di dovere dire qualcosa di nuovo, di piacere alla critica, di farsi appiccicare addosso un'etichetta, prendendosi scherzosamente sul serio, i Queen si divertono come matti, giocano con i generi assaggiando un po' di questo e un po' di quello come farebbe un bambino in una pasticceria... poi i seriosi e i "detentori del vero gusto musicale" si potranno anche scagliare contro... ma come diceva il "baffo": -PERCHÈ TANTO CLAMORE? ... SONO SOLO CANZONI!-

Carico i commenti...  con calma