L'album che più divide i fan dei Queen, sia ora sia all'epoca, è senza dubbio "The Game". Uscito nel 1980 pochi anni dopo il musical Grease e anno di nascita di nuove tendenze, vede il gruppo inglese mutare sia nell'apparenza (i componenti sfoggiano giacche in pelle molto amerikkane), sia nella sostanza, uno stile musicale che comincia ad affacciarsi verso quell'universo, semisconosciuto alla popolazione inglese, chiamato dance. Sembra però che i quattro abbiano voluto mantenere un collegamento con il passato proponendo pezzi rock alternati a veri e propri tormentoni che mirano a piacere alla popolazione media.

L'omonima title-track, "Play The Game", riprende il sound storico della band: schitarrate e, ovviamente, falsetti che raggiungono toni molto alti ma la cosa che veramente stupisce è un'altra: il sintetizzatore! La band che faceva scrivere dietro ogni album "no synth" evidentemente conscia delle nuove tendenze musicali, proporrà sin da questo album in poi basi molto elettroniche. Comunque tale scelta si rivelerà, per successo di pubblico (mondiale), azzeccata.

"Play The Game" certo ma non dimentichiamo anche il resto del disco. "Dragon Attack", dalla quale salvare il riff di Deacon è mediocre e passa inosservata, ma i nuovi Queen si manifestano con il tormentone: "Another Bites The Dust", la svolta. L'estrema semplicità (basso, batteria e molta elettronica), ha reso la traccia, seppur leggermente scopiazzata, la più conosciuta del gruppo (almeno negli USA) e il merito è tutto della persona considerata fino ad allora l'incapace dei Queen, John Deacon.

Da qui ha inizio il poker: la successiva traccia "Need Your Loving Tonight" è un bel rock, ciò che ci voleva per il disco; molto giovanile ma al contempo influenzata dal sound anni '50, come fra l'altro "Crazy Little Thing Called Love", composta da Freddie mentre cercava di imitare la voce del suo idolo Elvis e "Rock It (Prime Jive)", dove per una volta è Freddie ad introdurre Roger. "Sail Away Sweet Sister"; ahi, ahi, Brian che mi combini. Quel ruolo sdolcinato a parer mio, non ti si addice. Manca qualcosa; grande falsetto di Freddie comunque. "Don't Try Suicide" a parer mio un jazz fantastico: "non provare il suicidio, nessuno lo merita, non provare il suicidio, dovresti odiarlo, non provare il suicidio, nessuno si dispiacerebbe". Freddie se un vero genio! "Coming Soon" di Taylor passa inosservata ma spazio alla conclusione/capolavoro del disco: la superqueeniana "Save Me"; Brian ti scuso, promosso!

L'album vendette molto, fu il primo dei Queen ad entrare in classifica al numero 1 sia in Gran Bretagna sia negli Usa forte del successo radiofonico di "Another One Bites The Dust", tuttora il singolo più venduto del gruppo in America e diede successo ad una band in declinio (non me ne vogliano i fan) dopo l'"ambiguo" Jazz. Grande album e grande voce, non il vertice creativo però se vi state affacciando ai Queen vi consiglio vivamente di acquistarlo (o di scaricarlo).

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