Con mio grande piacere noto la presenza di recensioni per tutti gli album dei Queen. Ne mancava solo uno: The Game. Il disco datato 1979, costituisce sicuramente una svolta nella carriera Queen, oltre che nella musica del tempo. Sono comparsi già da qualche anno i sintetizzatori, ma i quattro decidono solo adesso di farne uso e li sublimano come ogni prodotto dell'arte Queen. Ovviamente questo viene visto con scetticismo soprattutto dai vecchi fans,e anche dalla critica che per lo più li stronca.

I Queen. Anche come look la band presenta un nuovo stile che esce dal periodo capellone ed ostentatamente glamour (ma l'ostentazione di Freddie Mercury non è mai banale), per finire in uno stile di pelle e sunglasses da bulli, più stilizzati che reali. Ma veniamo alla musica: il disco si apre con l'innovativa Play The Game, contenuto portante dell'album, che mescola schitarrate e melodia, falsetto e crescendo, al meglio. Non è un capolavoro, ma esce fuori la firma Queen con dignità.
Segue la mayniana Dragon Attack, con riff orecchiabile, quindi Another One Bites The Dust. Epico. non tanto per la canzone quanto per la sua storia, per quello che ha fatto, per i generi a cui ha dato vita, e per il successo riscosso.
Il lato A (visto che siamo nel 79) si chiude in bellezza con Need Your Loving Tonight, piacevole brano incalzante di Deacon, che come sempre scrive poco ma bene, anzi benissimo (l'altra sua è proprio Another One Bites The Dust), e con Crazy Little Thing Called Love non famosa, ma celeberrima song in stile rockabilly.
Il lato B esordisce con la sferzante Rock It (prime jive) che vede una insolita coppia al canto: Mercury-Taylor (addirittura è Mercury che introduce Taylor e non il contrario). I picchi più bassi vengono toccati da Don't Try Suicide e Coming Soon, che comunque hanno un messaggio nelle parole: la prima è un invito al non-suicidio, la seconda una critica ai giornalisti (motivo ridondante nei queen). Rimangono: Sail Away Sweet Sister, stupenda ballata di May su una sorella mai avuta, quasi commovente, dove lui stesso canta e Save Me, altra stupenda ballata di May, molto più famosa, affidata a Freddie.

Il disco non è fondamentale ma comunque importante tappa del percorso Queen, a un passo dal 1°greatest hits.

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