Sprigiona un suono graffiante ed aggressivo "Drink Me" (2002), secondo album dei Queen Adreena, band di indubbio spessore nel folto panorama alternative, che forte della carismatica Katie Jane Garside (ex Daisy Chainsaw e fulcro del progetto) conferma il valore dimostrato nel buon debutto Taxidermy.
L'energica Katie si sgola con furia ancora una volta, e l'effetto, lo dimostrano tracce come "Under A Floorboard World" o il grandioso singolo "Pretty Like Drugs" è sempre intenso, talvolta devastante! Se a questo si aggiungono ottimi musicisti (tra tutti il bassista Orson Wajih. impeccabile, e il batterista ex Clash Pete Howard) è chiaro che il risultato non poteva che essere ottimo nel suo insieme.
Il suono, aldilà della produzione validissima, è distorto, grezzo e corrosivo quanto basta. La melodia non si fa sentire come nel suo predecessore, ma finisce comunque per avere il suo degno ruolo, come l'elettronica del resto, immancabile e presente in dosi abbastanza massicce. La bionda leader da il meglio di se nei momenti più deliranti e malati: "Kitty Collar Tight" è un randello unico, "A Bed Of Roses" presenta screaming poderosi, "Siamese Almeida" si fa ricordare per l'ottimo drumming e il riff di basso ossessivo e psicotico.
Quello che convince maggiormente sono però i frangenti più sensuali e cervellotici, come nel caso della cadenzata "Razorblade Sky" dove la Garside si destreggia con fare quasi infantile su una base vagamente grungiosa. Sulla stessa scia "My Silent Undoing" (ambient acusticamente-malato-minimalista) e "Sleeping Pill", traccia estraniante e soporifera dove una Katie sempre più valore aggiunto raggiunge livelli indubbiamente alti con un interpretazione molto sentita e un impostazione "breath" degna di Bjork, che quasi fa dimenticare gli urli assurdi di "Hotel Aftershow", esperimento quest'ultimo molto vicino al nu-metal. L'abrasivissima "Desert Lullaby" e "For I Am The Way" si fanno notare invece come i pezzi più interessanti a livello di idee (che comunque non mancano certo nel resto del platter, anzi): la musica è minacciosa e deviata, la voce sussurrata ed ingenua. Tutto sintetizzabile in due parole: Queen Adreena.
Un lavoro quindi dalle molteplici facce e con una notevole dose di varietà che non guasta mai e dimostra l'abilità di una band che sa viaggiare su binari diversi, tra momenti rudi, rabbiosi e tiratissimi, ed altri sognanti, sperimentali e più rassicuranti. Gran disco da riprendere in considerazione!
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