Dopo il flop (di vendite e non artistico) di "Hear In The Now Frontier" i Queensryche se la passeranno davvero male. Per prima cosa, saranno licenziati dalla EMI. Subito dopo, come se ciò non fosse stato già sufficientemente frustrante, vedranno abbandonare la band dal loro principale songwwriter, ovvero il grande Chris De Gramo. Poco male. Infatti, il primo problema sarà subito risolto, passando da una casa discografica all'altra (ossia l'Atlantic); quanto al secondo, ci penserà Geoff Tate ad arruolare Kelly Gray, chitarrista con il quale Geoff Tate suonava nella sua precedente formazione, i Mynth. Il risultato di questi loro sforzi è "Q2K" un disco a dir poco sublime.

Non un capolavoro come furono "Operation: Mindcrime" o il colossale "Promised Land". Qui, invece, si assiste ad un'ulteriore evoluzione del loro sound, che spazia tra sonorità grunge (ma giusto l'odore...) e un rock che deve il suo maggior contributo a quello dei seventhes, per l'esattezza tutti i gruppi a cui Tate si ispira (Genesis e Yes in primis). Il tutto levigato da sonorità indie rock e dal magico tocco di Kelly Gray, per ciò che concerne la produzione. Siamo distanti dal voler definire il disco un capolavoro, poiché non tutte le songs dell'album si equivalgono. Ma è anche vero che non siamo innanzi all'epitaffio della band, come parecchi ignoranti paraocchisti hanno osato definire. Se "Breakdown" esamina alcune reminescenze più metal, le tracks d'apertura ("Falling Down" e "Sacred Ground") potrebbero insegnare ad innumerevoli gruppi rock contemporanei il mestiere, U2 compresi (gli attuali, ovviamente, che sembrano più mosci delle lagne di Giada De Blanc....). Altri picchi compositivi sono "Wot Kinda Man", "Liquid Sky", "When The Rain Comes", mentre "Burning Man" sembra essere fatta appositamente per essere suonata alla grande in sede dei loro live show. Bellissimi anche gli episodi più soft, come "One Life" e "Beside You" che culleranno l'ascoltatore (specie "One Life") sulle loro melodie. Chiude l'album l'ennesimo colpo da maestro dei Queensryche, ovvero la magnifica composizione "The Right Side of My Mind", che richiama alla mente "Promised Land".

Disco intelligente, per menti intelligenti. Oserei definirlo "Metal Intellettuale", poiché all'interno di se sono numerosissime le influenze sonore che è possibile riscontrare (non anca nemmeno la solita pscihedelia "made in 'ryche"). Insomma, io l'ho acquistato a scatola chiusa solo dopo aver ascoltato l'opener. E, anche, dopo aver dato uno sguardo alla copertina, davvero bella e "futuristica" Consiglio il disco a chi non è afflitto dalla sindrome da "paraocchi" e a chi ama ascoltare musica fatta bene, ispirata e, soprattutto, a tutti coloro che ormai hanno capito che i Queensryche sono una band che non si vende l'anima per potersi accaparrare i fan più oltranzisti, i quali il prosciutto, anzichè mangiarlo, preferiscono posarlo sugli occhi.

Un ultima nota la spendo in favore della ristampa del disco che presenta ben 4 bonus track. Bellissimo.....

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