Con il termine "Grindhouse" si è soliti indicare quel particolare genere di film di serie B a base di sesso, violenza, donne e motori, i quali, nel periodo compreso tra gli anni '70 e gli anni '80, venivano spesso proiettati in coppia nelle periferie urbane (al prezzo di un solo biglietto) al fine di grantire maggior spettacolo a poco prezzo.Tali film erano realizzati con un budget irrisorio e interpretati da attori dalle scarse doti artistiche. "Grindhouse" è, tuttavia, anche il titolo dell'ultimo progetto cinematografico che reca i nomi di Robert Rodriguez e Quentin Tarantino: consta di due pellicole distinte per trama e attori, ma che si completano vicendevolmente. Il primo episodio, in uscita in questi giorni è "Death Proof - A prova di morte".
Si tratta di uno slasher movie dalla trama estremamente lineare: uno stuntman psicopatico e misogino si diverte a massacrare giovani ragazze con la sua macchina truccata. E' proprio la sua macchina ad essere "a prova di morte", ossia a garantire la totale incolumità del conducente anche alle velocità più alte e agli impatti più devastanti. La cosa che balza subito all'occhio durante la visione è la scarsissima omogeneità del racconto: sembra di assistere a due film nel film, due sotto-trame, due gruppi diversi di attrici, due epiloghi nello stesso film. Nella prima parte si concentrano taglienti dialoghi femminili e divertenti cronache di serate tra amiche al pub; si entra nel vivo dell azione solo nella seconda parte, con una lunga serie di folli corse in macchina, inseguimenti, azioni adrenaliniche ed un epilogo denso di vendetta e spiazzante nella sua semplicità e genialità. Il cast è senza ombra di dubbio all'altezza del film: esso è caratterizzato soprattutto da interpreti femminili (con una splendida Rosario Dawson e la straordinaria Zoe Bell, già controfigura di Uma Thurman in Kill Bill e qui nel ruolo di se stessa). Immensa la bravura di Kurt Russel, che sottolinea in modo impeccabile il grande dualismo interiore di Stuntman Mike, eternamente diviso tra la sua passione per il corpo femminile e la sua grande misoginia e follia omicida (anche se personalmente avrei trovato perfetto per questo ruolo Michael Madsen). Simpatico anche il cameo di Tarantino nei panni di un logorroico barista.
Si sa, poi, che lo stile tarantiniano si basa in parte anche sulle citazioni: in questa pellicola ce ne sono un numero davvero considerevole: canzoni, moda, telefilm, macchine e spettacoli televisivi degli anni '70, ma c'e spazio anche per l'auto-citazionismo (soprattutto Pulp Fiction e Kill Bill). Riguardo l'aspetto tecnico è lodevole la cura maniacale nella realizzazione delle scenografie, della colonna sonora, dei costumi, ma degno di nota è anche l'effetto dato alla pellicola, graffiata e sporca, al fine di immergere lo spettatore nella visione di un B-movie d'epoca.
Molti lo troveranno uno sterile esercizio di stile, un po' superficiale, non all'altezza di altre realizzazioni: io lo trovo l'ennesimo fantastico film di Tarantino.
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