“Lavoro di pancia, lo sai.”
E per chi apprezza il gusto estetico della visceralità ecco un consiglio per gli ascolti che farà piacere al vostro intestino crasso.
Togliete tutto quello che di jazzistico potreste trovare nei Jesus Lizard (e se non lo trovate cercate meglio, poi toglietelo). Lasciate gli ululati malati, la ritmica spietata e il ruggito poderoso di una chitarra profonda e stridente allo stesso tempo. Otterrete (ahimè parzialmente, da qui il voto) l'energia primordiale di un trio anomalo e controtendenza.
David Yow fornisce l'apporto vocale su alcune tracce, trovandosi perfettamente a suo agio in questo sound forse stilisticamente fuori tempo massimo ma che ha ancora delle squisite cartucce da sparare.
Si parte con “Apartment” dove il batterista imposta il suo standard di lavoro, implacabile, e cavernoso. “Today, Gestation” e “Gash” introducono Yow in una performance da bavoso maniaco sessuale, rinforzato da arrangiamenti lascivi e cadenzati.
“Freeze” è l'apice del disco, il mio brano preferito: brutale, sarcastico, saturo, sbronzo!
Purtroppo da qui in poi si cambia registro in peggio, con un paio di brani dilatati più vicini alle trances post-coito di certi Led Zeppelin. Gli ultimi tre brani sono un riempitivo, due cover (simpatica la zapp-beefheartesca “Willie The Pimp”, fuori luogo la floydiana “Echoes”) e la riesecuzione di un brano già presente nel disco precedente.
Come EP, le prime 4 tracce sarebbero un gioiellino, si riascoltano sempre con piacere perverso. Un applauso di incoraggiamento, dai!
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