Correva l'anno 1999 quando, nel deprimente panorama sanremese, fece capolino questo quintetto romagnolo capitanato da John DeLeo, una delle voci più straordinarie che l'Italia abbia avuto la fortuna di ascoltare negli ultimi vent'anni (o forse di più?): dopo aver colpito al cuore la critica con il singolo "Rospo", storia al contrario di un principe che preferisce tornare rospo piuttosto che continuare a vivere di "superficialità, mediocrità, successo", sono tornati a farsi sentire con l'omonimo album.

L'album si apre col funky "Kristo Sì": testi quasi eretici per un ritmo che prende fin dalle prime note… e il tutto rigorosamente senza batteria e percussioni (queste ultime si faranno sentire solo nella penultima traccia "We Want Bianchi", con uno splendido cameo di Roberto Gatto); dopo la title track si passa all'altro singolo dell'album "Nero Vivo", che con un'apertura di sassofono che fa perdere il fiato ci porta in un paesaggio cupo con la speranza che "forse quest'alba senza sole prevede comunque l'arrivo del giorno, e io l'aspetterò, l'aspetterò… ). Dopo la strumentale "Zapping", si arriva a "Sogni o Bisogni" che spiazza con i suoi controtempi.

Meritano poi attenzione (ma c'è una traccia che non ne merita?) "Deux Heurs De Soleil" (che sarà ripresa poi in "In Cattività) e la cover "Heroes" (i nostri sono amanti delle cover: si cimenteranno in futuro con mostri sacri del calibro di Cole Porter e Tom Waits) , dove DeLeo dà un'altra interpretazione al brano di Bowie mettendo in luce le sue doti scivolando senza problemi da un'ottava all'altra.

Come al solito trovo le cinque stelle di DeBaser un po' limitanti nel dare un giudizio; è un'album da otto e mezzo-nove; il dieci (e quindi le cinque stelle) andrebbe riservato ai capolavori e quindi non mi sento di metterlo (per quello che riguarda i Quintorigo il loro album migliore è a mio parere "In Cattività"). Comunque sia è una delle opere migliori che si siano ascoltate negli ultimi quindici anni.

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