Quella dei Raccoo-oo-oon è sicuramente una delle proposte più particolari che abbia sentito negli ultimi anni. Musica che si mostra all'apparenza come una totale massa free-form di improvvisazioni deviate, fatte di nenie, urla, percussionismi e cacofonie assortite allo stato brado: in gran parte ottimo esempio di caos uditivo, ascoltare un loro disco può essere un tuffo nella più totale dissonante tumefazione musicale.
In the Cave Spirits Forever è ciò che ritengo uno dei più facili sentieri d'ingresso nel gigantesco mantra che è stata la loro carriera, forse per la relativa accessibilità piuttosto che per la tipicità Raccoo-oo-oon-iana del disco, ed indubbiamente mostra un giusto equilibrio tra le parti nella vastità dei loro suoni. Vesti tribali, momenti spirituali, suoni evocativi, musica di mondo, sono tutti veicoli di una sovente totale irrazionalità compositiva, e come tale sfocia spesso e volentieri in atroci baccanali non-sense: se eventualmente così non fosse, i brani potrebbero apparentemente agire unicamente per astrazioni. Come da regola, anche qui ogni accenno di melodia o costruzione ragionata mostra da subito una forte instabilità intrinseca, e dal punto di vista dell'eufonia non finisce spesso bene: come tutti i loro lavori si hanno di fronte lande di malsane jam ed impeti cacofonici arricchiti da qualche concessione melodica. Prendere l'improvvisazione come chiave di lettura dei loro enigmatici brani penso sia solo cosa buona e giusta.
Datato 2006, questo mini-album tiene alto lo standard delle loro sperimentazioni sonore senza però raggiungere le vette espressive del loro capolavoro. Musica cannibale a cui associo una forte propensione a strani rituali, che lascia nel suo aspetto multi-forme e non meno de-forme una pura interpretazione all'ascoltatore, responsabile nell'affibbiare una forma a questi suoni dal fascino di difficile comprensione.
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